197. S. Alfonso. La tempesta è grande, ma più grande è Dio.
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
197. S. Alfonso. La tempesta è grande, ma più grande è Dio.
♦ In Deliceto l’ingegno del Maffei continuava a macchinare per far cadere i nostri in una trappola.
Tutto aveva egli con sé per rovinarci, fuorché il popolo; anzi, lo aveva contro, a suo danno. Vedendosi stretto e volendolo riavvicinare e far gioco per esso, cercò la pace con noi, e voleva i nostri mediatori tra lui e il popolo. A tal fine voleva che il Padre Fiocchi, portandosi in Deliceto, si fosse impegnato in questo tentativo.
Ma Alfonso scrisse:
- “Difficilmente il Padre Fiocchi potrà dir cosa a favor di Maffei senza scrupolo di coscienza e contro la giustizia; anzi i Cittadini diranno che noi, per aiutare la causa nostra, vogliamo rovinare la loro.
- Questa mediazione ad altro non servirà, che, o per farci nemici i Cittadini (il che non è poco danno) o per acquistarci maggior odio di Maffei, il quale dirà che ogni ragione portata dal Padre Fiocchi a favore dei Cittadini nasce da spirito di vendetta. Per quello che potrà dire a favore di Maffei servirà per acquistarci l’odio dei Cittadini, ma non basterà di certo per acquistarci il buon animo di Maffei.
- Io assolutamente sono dell’avviso che nessuno della Congregazione accetti questa incombenza. Al Signor Presidente si potranno addurre queste mie ragioni, che bastano, secondo me, a persuadere ogni mente.”
♥ Tra queste vertenze, l’unica cosa che Alfonso aveva a cuore, era la carità coi nemici e l’osservanza delle Regole.
Questi erano i due cardini su dei quali egli ruotava nella sua lettera del primo giugno 1768:
- A noi non conviene dare alcun passo contro Maffei, ma non bisogna disgustare i Cittadini, i quali molto ci possono giovare nelle presenti pendenze. Bisogna tenere questa regola e lasciare fare a Dio. Non muoverci senza necessità. Per necessità intendo solamente il difenderci; né mai far parte contro Maffei o alcun altro.
- E al Padre Villani: “Non ci abbattiamo in questa tempesta. È grande la tempesta, ma è più grande la potenza di Dio. Non vorrei, che dai nostri si legassero le mani a Dio con difetti e mancanze. Questo è quello, che mi preme. Se siamo fedeli con Dio, non mi fanno senso mille accusatori e calunnie. Mi dispiace solo l’offesa di Dio, che non può mancarci, ma preghiamo sempre affinché Iddio li illumini.
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 49). – Leggi tutto nell’originale.