S. Alfonso. La risurrezione di Gesù, pegno di misericordia

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120. S. Alfonso. La risurrezione di Gesù, pegno di misericordia.

Pagine Alfonsiane sulla Misericordia

120. S. Alfonso. La risurrezione di Gesù, pegno di misericordia.

 ♦ Alcuni negano la risurrezione, affermando che gli apostoli si sono ingannati per il desiderio che avevano di vedere risorto il loro maestro, o che abbiano voluto ingannare.

  • In quanto all’essere ingannati, da quello che scrivono, appare che gli apostoli furono molto restii a credere nella risurrezione del Signore. Le sante donne, che erano andate al sepolcro per ungere il corpo di Gesù, furono assicurate dall’angelo che il Signore era risuscitato. Esse andarono subito a riferirlo agli apostoli. Ma questi, nonostante che la Maddalena avesse detto loro di aver visto con i propri occhi il Signore risorto, pure non vollero credervi e sembrò loro un sogno di femmine: Ed esse annunziarono tutto questo agli Undici (apostoli) e a tutti gli altri… Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse (Lc 24,9.11).
  • In quello stesso giorno Gesù apparve a due discepoli che stavano andando a Emmaus. […] Essi parlavano della risurrezione come di una cosa incerta, e Gesù li rimproverò: Stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! (Lc 24,27). Da ciò si vede quanto i discepoli furono restii a credere che Gesù fosse risorto.
  • Gesù risorto apparve inoltre a Pietro e a Giovanni, e poi agli altri apostoli. E, per renderli certi della sua risurrezione, fece loro toccare il suo corpo sacrosanto: Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho (Lc 24,39). Con tutto ciò, ancora non si arresero a crederlo risorto, come scrive san Luca: Ancora non credevano…(Lc 24,41). Perciò fu necessario che il Signore chiedesse qualcosa da mangiare. Essi gli diedero una porzione di pesce; Gesù la mangiò e li lasciò convinti.
  • Era rimasto l’apostolo Tommaso, che non voleva persuadersi di ciò, dicendo: Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò (Gv 20,25). Otto giorni dopo, mentre gli apostoli si trovavano riuniti, venne Gesù a porte chiuse e disse a Tommaso: Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani, stendi la tua mano e mettila nel mio costato, e non essere più incredulo, ma credente (Gv 20,27). Allora Tommaso credette e disse: Mio Signore e mio Dio! (Gv 20,28).

Bisogna credere nel mistero della risurrezione di Gesù, come in quello della sua morte, fino al giorno finale, e Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno! (Gv 20,29).

(S. Alfonso, Verità della Fede, Parte II,  XV, 1).
Un link all’originale 

Sequenza di Pasqua
Alla vittima pasquale,
s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’Agnello ha redento il suo gregge,
l’Innocente ha riconciliato
noi peccatori col Padre.

Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa.

«Raccontaci, Maria:
che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente,
la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni,
il sudario e le sue vesti.
Cristo, mia speranza, è risorto:
precede i suoi in Galilea».

Sì, ne siamo certi:
Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso,
abbi pietà di noi.

“Tommaso, metti qua il tuo dito e guarda le mie mani, stendi la tua mano e mettila nel mio costato, e non essere più incredulo, ma credente”. Allora Tommaso credette e disse: “Mio Signore e mio Dio!” – Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno!