108. S. Alfonso. La passione di Gesù, libro della misericordia.
Pagine Alfonsiane sulla Misericordia
108. S. Alfonso. La passione di Gesù, libro della misericordia.
♦ Quanto Gesù Cristo gradisca che noi ci ricordiamo spesso della sua Passione e della morte obbrobriosa che per noi sofferse, ben si scorge dall’aver egli istituito il SS. Sacramento dell’altare a questo fine, acciocché in noi viva sempre la memoria dell’amore che ci ha portato in sacrificarsi sulla croce per la nostra salvezza.
♦ Sappiamo che nella notte precedente alla sua morte egli istituì questo Sacramento d’amore, e dopo aver dispensato il suo corpo ai discepoli, disse loro, e per essi a tutti noi, che nel prender la santa comunione ci fossimo ricordati di quanto ha patito per noi. Onde la santa Chiesa nella messa, dopo la consacrazione, ordina al celebrante che dica in nome di Gesù Cristo: Fate questo in memoria di me. In questo sacramento si conserva la memoria dell’amore immenso che Gesù Cristo ci ha dimostrato nella sua Passione.
♦ Se qualcuno patisse per un amico ingiurie e ferite, e poi intendesse che l’amico non ci volesse neppure pensare, e sentendone parlare dicesse: “Parliamo d’altra cosa”; quale pena avrebbe in vedere la sconoscenza di quell’ingrato? All’incontro quanto si consolerebbe in sentire che l’amico confessa di conservargli un’eterna obbligazione e che sempre se ne ricorda e ne parla con tenerezza e lagrime?
♦ Perciò tutti i santi, sapendo il gusto che dà a Gesu Cristo chi si ricorda spesso della di lui Passione, si sono quasi sempre occupati a meditare i dolori e i disprezzi che patì l’amante Redentore in tutta la sua vita e specialmente nella sua morte.
Scrisse S. Agostino che non vi è applicazione più salutevole alle anime che il meditare ogni giorno la Passione del Signore. Fu rivelato da Dio ad un santo anacoreta che non vi è esercizio più atto ad infiammare i cuori del divino amore, quanto il pensare alla morte di Gesù Cristo. Ed a S. Gertrude, come scrive Blosio, fu rivelato che chi guarda con divozione il Crocifisso, quante volte lo guarda, tante è guardato da Gesù con amore.
Aggiunge Blosio che il considerare o leggere qualunque cosa della Passione apporta più bene che ogni altro esercizio divoto. E S. Bonaventura, parlando delle piaghe del Crocifisso, le chiamò piaghe che impiagano i cuori più duri ed infiammano le anime più fredde di divino amore.
♦ Narrasi nella vita del B. Bernardo da Corleone cappuccino, che volendo i suoi religiosi istruirlo a leggere, egli andò a consigliarsi col Crocifisso, e il Signore gli rispose: «Che leggere! che libri! il libro tuo voglio essere io crocifisso, in cui leggerai l’amore che ti ho portato».
Gesù crocifisso era anche il lihro diletto di S. Filippo Benizi, onde in morte il santo domandò che gli dessero il suo libro: gli assistenti non sapevano qual libro desiderasse; ma fra Ubaldo suo confidente gli porse l’immagine del Crocifisso, ed allora il santo disse: « Questo è il libro mio», e baciando le sagre piaghe spirò l’anima sua benedetta.
♥ Io nelle mie Operette spirituali ho scritto più volte della Passione di Gesù Cristo; e oggi scrivo per il profitto mio proprio; poiché ritrovandomi nel tempo che scrivo questo libretto vicino alla morte, in età già di 77 anni, ho voluto stendere queste considerazioni per apparecchiarmi al giorno dei conti, affin di ritrovarmi per quando sarà giunta l’ora estrema di mia vita applicato a tenere avanti gli occhi Gesù crocifisso, ch’è tutta la mia speranza; e così spero d’avere allora la sorte di spirare l’anima nelle sue mani.
(S. Alfonso, Riflessioni sulla Passione di Gesù Cristo, Capo I, nn. 1-3).
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