S. Alfonso. La giusta misericordia ha mille occhi

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86. S. Alfonso. La giusta misericordia ha mille occhi. 

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

86. S. Alfonso. La giusta misericordia ha mille occhi.

Alfonso si sforzava di avere mille occhi per guardare coloro che gli venivano presentati per essere ordinati.

♦ Insisteva ed incaricava la coscienza dei Parroci per non esser tradito, dicendo: “Per la dottrina me la vedo io, assoggettando ognuno a replicati esami, ma per il costume ve la vedete voi”. Non si contentava del semplice attestato, voleva fede giurata dai medesimi: “Gli attestati dei Parroci sono carte strappate dal rispetto umano”. Perciò voleva attestato con giuramento.

♦ Per il medesimo motivo avevano molto da fare i giovani che facevano in Napoli il corso degli studi. Su questi non vi erano informazioni che appagassero Alfonso. Voleva sapere sotto di chi studiavano; se erano assidui alle scuole; con chi praticavano; e se erano lontani dai giochi e dai teatri. Sopratutto voleva sapere la frequenza dei Sacramenti, e se avessero assistito ogni Domenica alla Congregazione dei Chierici forestieri nel Vescovado. Prendeva tempo a risolvere, e non mancava fare in Napoli, per mezzo di persone amiche, le più esatte diligenze.

Essendosi presentato per la prima tonsura ed Ordini Minori il giovanetto D. Pasquale Bartolini, poi degnissimo Parroco in Airola, gli disse: “Voi sapete che io non ordino alcuno che non sia nel mio Seminario, o che stia fuori senza mio permesso”.
Avendo quegli detto che erano circa nove anni che si tratteneva in Napoli, che aveva fatto il corso Filosofico, e che attualmente studiava Teologia, Monsignore, sentendo un tale apparato, disse: “Non dico questo per escludervi, ma vediamoci da qui a quindici giorni”.
Prendeva, così, tempo per informarsi. Nel licenziarsi il Bartolini gi porse i saluti del Missionario D. Gaetano di Geronimo e del servo di Dio D. Paolo di Majo. Monsignore si fermò e gli disse: “Conosci D. Gaetano?” – Rispose: “Sì, e mi confesso dal suo fratello D. Ignazio”. Respirò Alfonso e disse: “Quand’è così, fatemi scrivere da D. Ignazio”. Con questo attestato fu ammesso all’Ordinazione..

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 28)  Leggi tutto nell’originale.

Alfonso voleva sapere sotto di chi studiavano i chierici fuori della sua diocesi; se erano assidui alle scuole; con chi praticavano; e se erano lontani dai giochi e dai teatri. Sopratutto voleva sapere la lori frequenza dei Sacramenti”.