323. S. Alfonso. La forza della umiltà e della mitezza.
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
323. S. Alfonso. La forza della umiltà e della mitezza.
♦ Racconta il P. Maestro Caputo che una volta fu fatto ad Alfonso un affronto troppo grave. Egli, che era presente e mal lo soffriva, volendolo mettere in guardia, gli disse: “Monsignore mio, bisogna che mostriate qualche giusto risentimento: non vedete, che troppi si abusano della vostra bontà?”.
- Monsignore intese tutto e poi con un placido sorriso, gli disse: “P. Maestro, non ho fatigato poco, e Dio sa quanto mi costa questo poco di pazienza: questa è fatica di anni ed anni, e volete che io la perda?”.
- Ammutolì il P. Maestro e non seppe che dire. Era arrivato a tale dominio di se stesso che sembrava non essere uomo, ma un Angelo in carne umana.
- E l’Arcidiacono Rainone aggiunge a riguardo: “Non so se nel soffrire gli affronti era Angiolo in carne o uomo senza carne, tanto era freddo ed insensibile.
♦ Il redentorista Padre Sebastiano de Jacobis ricorda che ad Alfonso era stato posto un problema: se nel governo delle Anime occorreva più la mitezza o il rigore; perché c’è dice una cosa e chi un’altra.
- ♥ Monsignore, rispondendo, disse: “È più conforme con lo spirito Divino ed Evangelico la prima, che il secondo. “Mitis sum et humilis corde” fu il carattere di Gesù Cristo. Tale fu la condotta di Dio con Adamo prevaricatore, e di Gesù Cristo con Giuda e con altri Apostoli imperfetti”.
- ♥ E soggiunse: “Che hanno portato di buono i Giansenisti Francesi, facendo vedere Dio come un tiranno?”.
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 64). – Leggi tutto nell’originale.