273. S. Alfonso. La cura degli infermi.
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
273. S. Alfonso. La cura degli infermi.
♦ Monsignore non aveva in vista solo gli ignudi e gli affamati, ma ebbe a cuore, e sommamente a cuore, anche le persone inferme e travagliate. Gli pesava il rimprovero minacciato da Gesù-Cristo nel Vangelo ai duri di cuore; perciò per quanto poteva, non mancava di soddisfare a questi doveri.
- Informato che qualche poveretto penava a letto e non aveva come far fronte a propri bisogni, non lasciava di provvederlo di vitto e medicamenti, e di mandarli denaro per olio, legna, e per ogni altro bisognevole, comportando il bisogno anche di dolci e confetture.
- Non contento di sollevare questi poveretti nella loro indigenza, li visitava di persona. Suonate le ore ventitre, abbandonando lo scrittoio, trovava sollievo nel portarsi per le case; e se persone vi erano gravemente inferme, di visitarle e consolarle.
- In questo non vi era eccezione di persone. Chiunque, ancorché fosse la feccia del popolo, veniva consolato; e ordinariamente si avviava accompagnato o dal solo servitore, o al più da qualche Prete. Sopratutto si vedeva sollecito se sentiva qualche infermo in stato di morte, e comunicato per Viatico. Posponendo ogni cosa, si portava tutto carità per disporlo a ben morire; né se ne partiva contento, se non lo vedeva rassegnato al volere di Dio.
- Ritrovandosi infermo nella propria casa il servitore Alessio, non mancò di visitarlo più volte e di consolarlo. Una volta lasciò quattro ducati alla di lui moglie per quello che necessitava. E vedendo che i medici dubitavano della sua guarigione, Alfonso, compatendo la povertà di quella, le voleva dare in vita la medesima mesata che dava al marito.
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 67). – Leggi tutto nell’originale.