113. S. Alfonso. Iliceto – Il diavolo le tenta tutte.
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
113. S. Alfonso. Iliceto – Il diavolo le tenta tutte.
♦ Altre calunnie avanzate contro la Casa d’Iliceto.
- Vi fu un tentativo bastante a poterci rovinare del tutto. Vedendosi dai nostri dilapidato dall’economo quel poco, che si aveva in Iliceto, si ottenne potere affittare i pochi terreni che si avevano ad un nostro devoto.
- Ferì questo maggiormente il Maffei. Essendosi arato un pezzo di terreno confinante con la Regal Caccia, egli rappresentò al Re, da custode che n’era, che non prezzandosi da Missionari la sua autorità, si erano temerariamente tolti alla Regal Caccia i termini, e quella disboscata ed in parte ridotta a cultura.
- Subito, per sovrano comando, fu catturato il colono; ed essendo venuto da Foggia il Presidente D. Angelo Granito per osservar di persona l’attentato, benché giustizia facesse al vero, la calunnia non fu chiarita avanti al Re, che a capo di un anno.
- Non cessa qui la catastrofe delle cose. Essendo per venire il Sovrano a divertirsi nella caccia di Tremoleto, che godeva in quella medesima terra, il Maffei lo preavvisò, in Caserta, che i nostri avendo alterata contro di Lui la fantasia del Popolo, questo era per uscirgli tumultuosamente incontro, e con grave pericolo di sua persona. Nera impostura. Avendo egli il popolo nemico, e temendo qualche proclama contro di sé, volendolo evitare, come di fatti l’evitò, non mancò far rei i nostri: e così intorbidare l’acqua, respingere il popolo e metter in salvo se stesso.
- Due dispacci di fuoco calarono in Foggia; e giunto il Re in Torre Guevara, si spedì il terzo, affinché il Presidente avesse riparato, e riferito. Già si parlava della nostra soppressione e di prigione a tanti poveri oppressi. Prendendosi informazioni, restò confusa la calunnia. Non solo non vi fu persona che avesse deposto a nostro danno, ma si reclamò contro l’oppressore…
- …Travaglio così grave, qualunque fosse la costanza di Alfonso, non poteva non affliggerlo. Volendo meritarci le Divine Misericordie, ci animava di continuo alla penitenza, e macerava se stesso. Ricorse ancora in Napoli alle Orazioni di vari Monasteri di Vergini, e ad altre anime sante.
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 37). – Leggi tutto nell’originale.