S. Alfonso. Il vescovado, un esodo per la misericordia

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34. S. Alfonso. Il vescovado, un esodo per la misericordia.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

34. S. Alfonso. Il vescovado, un esodo per la misericordia.

♦ Piacque il progetto al Papa; e senza perdita di tempo si scrisse in Napoli al Nunzio Monsignor Locatelli, informandolo dell’occorrente; e Monsignor Negroni Uditore, con altra sua ad Alfonso, li fa noto in nome del Papa, la sua elezione in Vescovo di S. Agata.
♦ La mattina del dì 9 di Marzo pervenne in Nocera una staffetta, con un plico di Monsignor Nunzio. Non sapeva Alfonso a che pensare. Erano due le lettere, una di Monsignor Negroni in nome del Papa, che lo eleggeva Vescovo di S. Agata, e l’altra di Monsignor Nunzio, che ce l’accludeva.
Legge Alfonso; e quasi sul punto resta come da fulmine colpito: perde la parola, si smarrisce nei sensi, e non sa che si dire.
♦ Fattane intesa la Comunità, corre subito alla di lui stanza; e vien trovato tutto agitato, muto, e colle lacrime agli occhi. Ripigliando gli spiriti, e credendo la nomina un quasi segno di stima, che di lui avesse il Papa, e che non vi fosse né impegno, né premura, si rasserena, persuaso che colla rinuncia, tutto sarebbe svanito. Anche i nostri pensavano. “Datevi pace, li disse il P. Ferrara: queste rinunce volentieri si accettano. Non vi ricordate, che non se ne parlò più, quando rinunciaste il Vescovado di Palermo”.
♦ Forma intanto la lettera di rinuncia a Mons. Uditore, ringrazia il Papa per tanta bontà; e nel tempo stesso espone la sua insufficienza, l’avanzata età, i suoi acciacchi, il voto che aveva in contrario, e lo scandalo, che, accettando il Vescovado, era per risultare ai suoi Congregati.
Partito il messo, or veda, disse disinvolto al P. Corsano: “Ho dovuto perdere un ora di tempo, e ducati quattro per questa freddura ( intendendo la mancia, che al Messo aveva dovuto dare). Non cambierei, soggiunse, la Congregazione con tutti i Regni del Gran-Turco”.

♦ Il dì susseguente sopravenne a ritrovarlo Monsignor Borgia. Questi, con lettera confidenziale dell’Eminentissimo Spinelli, li fa sapere, esser mente di S. Santità, che, per toglierlo d’imbarazzo, avesse per allora accettato il Vescovado; e soggiunse, che restava poi in suo arbitrio, rassettate le cose, rinunciarlo, o ritenerlo, se voleva. Questa venuta del Borgia, col dippiù che vi era in Roma, posero di nuovo Alfonso in una maggior costernazione: persuaso che attese tali circostanze, con difficoltà dal papa si sarebbe accettata la rinuncia.
Vedendo troncato il filo alle sue speranze, ricorre a Dio; si raccomanda alle orazioni dei suoi, che benché in pena dei suoi peccati meritava un tal castigo, ottenuto avessero da Dio vederlo esentato.
Predicando il Sabato, ricorre ancora alle preghiere del Popolo: dà di mano a’ flagelli: poco mangia, e meno dorme; e non lascia mezzo per veder calmata una sì forte tempesta.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 1). –  Leggi l’originale.

Alfonso: “Non cambierei la Congregazione con tutti i Regni del Gran-Turco”. – Ma la mente di Sua Santità era che avesse accettato il Vescovado: infatti lo dispensava anche dal voto fatto di non accettare onori di vario genere.