S. Alfonso. Il Verbo eterno soffre se stesso in sacrificio di misericordia

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110. S. Alfonso. Il Verbo eterno soffre se stesso in sacrificio di misericordia.

Pagine Alfonsiane sulla Misericordia

110. S. Alfonso. Il Verbo eterno soffre se stesso in sacrificio di misericordia.

♦ Iddio non poteva veder pienamente soddisfatta la sua giustizia con tutti i sacrifici che gli avessero offerti gli uomini, anche delle loro vite; onde dispose che il suo medesimo Figlio prendesse corpo umano, e fosse la vittima degna a placarlo cogli uomini, ed ottenere ad essi la salute: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. (Ebr. 10, 5).
♦ E l’unigenito Figlio volentieri si offrì a sacrificarsi per noi, e discese in terra affin di compire il sacrificio con la sua morte e così perfezionare l’umana Redenzione: Allora ho detto: Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà. (Ibid., 7).
♦ Disse il Signore parlando ai peccatori: In che cosa posso ancora colpirvi? (cf Is. 1, 5). Ciò diceva Iddio per farci intendere che, per quanto punisca i suoi oltraggiatori, i loro supplizi non giungono mai a riparare il suo onore offeso; e perciò mandò il suo medesimo Figlio a soddisfare per i peccati degli uomini, poiché il solo Figlio poteva dar degno compenso alla divina giustizia.
♦ Quindi dichiarò per Isaia, parlando di Gesù fatto vittima per espiare le nostre colpe: Sì, per l’iniquità del mio popolo fu percosso a morte (Is. 53, 8). E non si contentò di piccola soddisfazione, ma volle vederlo consumato dai tormenti: Al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. (Ibid., 10).
O Gesù mio, o vittima d’amore consumata dai dolori sulla croce per pagare i miei peccati, vorrei morir di dolore pensando di avervi tante volte disprezzato, dopo che voi m’avete tanto amato. Deh non permettete ch’io viva più ingrato a tanta bontà. Tiratemi tutto a voi, fatelo per li meriti di quel sangue che avete sparso per me.

(S. Alfonso, Riflessioni sulla Passione di Gesù Cristo, Capo I, nn. 9-10). 
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O Gesù mio, o vittima d’amore consumata dai dolori sulla croce per pagare i miei peccati, vorrei morir di dolore pensando di avervi tante volte disprezzato, dopo che voi m’avete tanto amato.