352. S. Alfonso. Il tempo e le infermità.
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
352. S. Alfonso. Il tempo e le infermità.
♦ Monsignore Alfonso era delicatissimo di stomaco, ma col continuo esercizio lo accomodò al male ed al bene.
- Ritrovandosi a letto, un giorno, e standogli a fianco il Canonico d’Ambrosio, questi, venuto il caffè, si prese la confidenza di servirlo. Ma essendo caduta una mosca, il Canonico era per buttare quella porzione di caffè che posto versato nella tazza. Gli disse Monsignore: “Ma che fate?” Il Canonico disse che vi era caduta una mosca. Monsignore disse: “Non è niente!” Levò da sé la mosca con la punta del dito, e bevve il caffè senza dimostrarne nausea.
- Pativa e soffriva di continuo, perché travagliato da varie indisposizioni, ma soffriva tutto sempre in spirito di penitenza; né si vide mai che avesse cercato cosa di suo sollievo, eccetto quanto gli veniva ordinato dai medici.
- Il P. Maestro Caputo, vedendolo patire per una forte emicrania, gli disse di volergli far arrivare l’acqua di S. Vincenzo Ferreri, confidando che il Santo o l’avrebbe liberato o alleviato un tanto travaglio. Rispose Monsignore: “Per sì poca cosa vogliamo incomodare S. Vincenzo? Se lo dobbiamo incomodare, preghiamolo per la salute dell’anima, e per un buon passaggio all’eternità. Questo che patisco è poco!”.
- Anche durante le sue infermità Alfonso valorizzava il tempo. Tolto il tempo in cui calava in chiesa per la Visita al Santissimo, per predicare, o per altra funzione vescovile, tutto il di più lo trascorreva applicato nella propria stanza.
- Era nemico di vane conversazioni: “È tempo perduto quello che non si dà a Dio, e non si consuma in beneficio del prossimo!”.
- Diceva il Primicerio Petti: “La sua vita mortificata era di confusione a tutti, e questo solo bastava a riformare ognuno”.
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 72). – Leggi tutto nell’originale.