67. S. Alfonso. Il sacerdote peccatore, ingrato verso la Misericordia.
Pagine Alfonsiane sulla Misericordia
67. S. Alfonso. Il sacerdote peccatore, ingrato verso la Misericordia.
♦ Piangeva Geremia: “Ah! come si è annerito l’oro, si è alterato l’oro migliore” (Lam 4,1). Quest’ oro oscurato, dice Ugone cardinale, è il sacerdote peccatore che dovrebbe risplendere di amor divino, ma peccando diventa nero ed orribile da mettere orrore anche all’inferno e si è rende più degli altri odioso a Dio. Dice San Giovanni Crisostomo che il Signore da nessuno si tiene tanto offeso quanto da coloro che risplendono con la dignità di sacerdoti e l’oltraggiano.
♦ Cresce la malizia del peccato del sacerdote per l’ingratitudine che usa con Dio, il quale tanto l’ha esaltato. Insegna s. Tommaso che il peccato tanto cresce di peso quanto è maggiore l’ingratitudine di chi lo commette. In noi stessi, dice s. Basilio, avviene che per niun’altra offesa tanto ci sdegniamo quanto per quella che ci vien fatta dai nostri amici e famigliari. I sacerdoti appunto son chiamati da s. Cirillo “familiari intimi di Dio”.
♥ Iddio come può fare più grande un uomo che con farlo sacerdote? Qual maggior onore e nobiltà può dargli che farlo suo vicario, suo coadiutore, santificatore delle anime e dispensatore dei suoi sacramenti? Il signore lo ha scelto di mezzo a tanti uomini come suo ministro per offrirgli in sacrificio il suo medesimo Figlio. Gli ha dato potestà sul corpo di Gesù Cristo; gli ha dato in mano le chiavi del paradiso; lo ha innalzato sopra tutti re della terra e sopra tutti gli angeli del cielo: in somma l’ha fatto un Dio terreno.
♦ E poi qual ingratitudine orrenda è il vedere che questo sacerdote così amato dl Dio l’offenda nella sua medesima casa! Di ciò anche Dio si lagnò per bocca di Davide: “Se un mio nemico, un idolatra, un eretico, un mondano mi offendesse, pur lo sopporterei; ma come posso sopportare di vedermi offeso da te, sacerdote, che sei il mio amico, il mio commensale?” (cf Sal 54,13)
♦ “Che miseria! che orrore! – dice il profeta Geremia – Chi cibavasi di cibo celeste e vestiva di porpora vederlo poi coperto di veste sordida di peccati e cibarsi di sozzure e di sterco! (cf. Lam 4,5).
(S. Alfonso, Selva di materie predicabili, Parte prima – Cap. IV. Gravezza e castigo del peccato del sacerdote).
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