288. S. Alfonso. Il misericordioso salvataggio di tre disertori.
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
288. S. Alfonso. Il misericordioso salvataggio di tre disertori.
♦ Episodio sorprendente fu quello in cui Alfonso ottenne a tre soldati, che, quantunque rei, furono degni della sua e dell’altrui misericordia.
- Cinque Albanesi avevano disertato al Ponte della Maddalena ed ebbero anche la temerità di impugnare le armi in faccia all’Ufficiale. Inseguiti, due furono uccisi tra i monti di Arienzo e tre si rifugiarono in una chiesetta di campagna.
- Formato il processo, fu rimesso a Monsignore, per decretare se essi godevano asilo o no. Non lo godevano. Ma Monsignore, avendo in orrore lordarsi le mani nel sangue di quei poveretti, fece passare il mese stabilito nel Concordato senza dare il suo voto, per far cadere il giudizio al Tribunale misto. E credeva, con questo, di aver evitato un atto crudele.
- Venuto da Napoli un Ufficiale per prendersi il processo, e non vedendo dato il voto, gli disse: “Monsignore, la vostra pietà ha pregiudicato [il processo] e non ha giovato ai rei. Ora che deve votare il Tribunale misto, non possono evitare di passar per le armi”.
- A tal proposta Alfonso sviene e perde la sua serenità. Sul punto manda in fretta per D. Francesco Dupuì Ufficiale del Reggimento di Aversa, che stava col Picchetto in Arienzo, e cerca consiglio come aiutare quei disgraziati.
- Gli disse il Dupuì: “Solo la vostra mediazione può sollevarli, e non altro”.
- Subti, alle quattro della notte, spedisce un Corriere, ed in grazia cerca la vita di quei miserabili al Principe Jaci Capitan Generale, ai Marchesi Tanucci e de Marco, e a D. Antonio del Rio Segretario di Guerra. E spiega, che se non lo si degnava della grazia, cionco qual’era, si sarebbe portato ai piedi del Re; e soggiunse: “Se non sono assicurato della vita di questi poveretti, si mette a ripentaglio anche la mia!”.
♥ Non solo ebbero la vita, ma ebbero l’intera grazia; e dal Colonnello furono rimessi i tre soldati con un Ufficiale a ringraziare Monsignore per la vita ricevuta. Alfonso in vederli, fece festa: diede loro una lauta mensa: li ammonì sul proprio dovere; e rescrisse di ringraziamento ai consaputi Signori.
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 67). – Leggi tutto nell’originale.