71. S. Alfonso. I sacerdoti e lo scandalo.
Pagine Alfonsiane sulla Misericordia
71. S. Alfonso. I sacerdoti e lo scandalo.
♦ I sacerdoti hanno l’officio di coltivare la vigna del Signore: ma il Signore ne discaccia i sacerdoti scandalosi e vi sostituisce altri che gli procaccino buon frutto. Oimè! che sarà dei sacerdoti scandalosi nel giorno del giudizio? li assalirò come un’orsa privata dei figli (Osea 13,8). Con qual ira va l’orsa contro quel cacciatore che gli ha rubati ed uccisi i figli? Così dichiara Dio che andrà in quel giorno contro quei sacerdoti che, in vece di salvare, gli han fatto perdere le anime.
♦ E se, dice s. Agostino, in quel giorno appena ciascuno potrà dar conto di se stesso, che sarà di quei sacerdoti i quali avranno da render conto di tante anime che avran fatte perdere? Oh quanti secolari, quanti poveri villanelli e quante femminucce nella valle di Giosafat faranno scorno ai sacerdoti!
♥ Guardiamoci dunque, sacerdoti miei, di far perdere le anime con i nostri mali esempi, noi che nel mondo siamo posti da Dio a salvarle.
♦ E perciò bisogna che ci guardiamo non solamente dalle azioni in se stesse illecite, ma, secondo quanto dice s. Paolo, anche da quelle che hanno apparenza di male. Egli scrisse che talvolta dobbiamo astenerci anche da certe cose lecite, per non divenire occasione di caduta per i deboli (cf 1Cor 8,9).
♦ Bisogna astenersi ancora con molta attenzione dal dir certe massime di mondo, come sarebbe il dire: Non bisogna lasciarsi mettere i piedi avanti: bisogna valersi bene di questa vita: beato chi ha danari! Dio è pieno di misericordia e ci compatisce, parlando dei peccatori che persistono in peccato.
♦ Qual alto scandalo poi sarebbe il lodare taluno che fa male, per esempio che si vendica, che tiene qualche amicizia pericolosa! Dice s. Giovanni Crisostomo: è più grave lodare chi fa il male, anziché farlo.
♥ E chi mai per disgrazia per il passato avesse dato qualche scandalo o pure occasione di scandalo, già sa che è tenuto con obbligo grave a risarcirlo con i buoni esempi esterni.
(S. Alfonso, Selva di materie predicabili, Parte prima – Cap. VIII. Del peccato di scandalo).
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