89. S. Alfonso. I neo-sacerdoti ministri di misericordia.
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
89. S. Alfonso. I neo-sacerdoti ministri di misericordia.
♦ Alcuni episodi mettono bene in rilievo quanto Alfonso si aspettava dai neo-sacerdoti.
- Avendo ordinato Sacerdote D. Alessandro Capobianco, Alfonso gli impose che si fosse apparecchiato per la Confessione. Ripugnò questi farla da Confessore, essendo da poco uscito dal Seminario. Gli disse Monsignore: “Se è così, non direte Messa, se prima non venite all’esame; se dite Messa non ci verrete più, lascerete i libri, e perderete quanto in Seminario avete fatto”. Non vi fu verso. Il mercoledì dopo l’ordinazione lo istruì e lo fece Confessore.
- Essendo stato ordinato Suddiacono un giovane, nel partire per Napoli dove attendeva agli studi, Alfonso gli disse che si fosse ritirato presto, perché pensava si farlo Sacerdote e Confessore. Rispose il giovane: “Monsignor mio, non ho impegno di esser Confessore” – “Non avete impegno? – ripigliò tutto fuoco Alfonso – perché dunque vi fate Sacerdote? se voi non avete voglia aiutar le anime, a me è passata di darvi il Sacerdozio.
- Li voleva tutti Confessori, ma scorgendo taluno che voleva l’onore e non i fatti, esentandosi dall’impiego, lo sospendeva d’autorità.
- Da più di uno era criticato Alfonso per questo suo fare. Uno di questi era stato Monsignor Pozzuoli, mentre era in minoribus. Non parlava più così da Vescovo: aveva per massima Alfonso e si vedeva in pratica che se da prima non si accolla questo gioco, rincresce in appresso. Perciò, fattosi carico Monsignor Pozzuoli dei giusti motivi, e vedendoli in pratica anch’esso, succeduto Vescovo in Santagata, insieme al Sacerdozio dava la facoltà per confessare. Diceva Alfonso: “Obbligati così anche per rispetto umano, si rendono di edificazione, si impegnano e concorrendoci la Grazia, diventano ottimi operai”.
- Alfonso non abilitava alcuno per la prima Messa, se non era certo che sapeva con esattezza le minime rubriche. Soleva dire: “Storpiato che uno si è, non si acconcia più” – Né si inducevano i Cerimonieri a dar fuori sede di approvazione, se non erano più che certi dell’attitudine: maggiormente, che tante volte Monsignore li voleva veder celebrare alla sua presenza.
- Un novello Sacerdote spaventato dal rigore con cui si procedeva, si contentava di non dir Messa per non esporsi all’esame. Persuaso però di ritrovare comprensione più in Monsignore, che nei Cerimonieri, lo pregò di volergli far dire, esso presente, la Messa nella propria Cappella. Si compiacque Monsignore e così restò approvato.
- Riprovava Alfonso e non voleva nella prima messa festini ed allegrie secolaresche; anzi proibiva espressamente il dar tavola, e far invito di estranei. Diceva Monsignore: “Nella tavola domina il vino, ed ove il vino signoreggia, non vi manca il peccato”.
- Suo desiderio era che in quel giorno il novello Sacerdote se ne stesse raccolto, per meritarsi da Dio quella pienezza di grazie cotanto necessarie per un tale stato. Chiamava il giorno della prima Messa, giorno di solenne sposalizio tra Gesù Cristo e l’anima.
- Così voleva anche che la prima Messa si dicesse in luogo esente da moltitudine..
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 29). – Leggi tutto nell’originale.