S. Alfonso. I gentiluomini peccatori

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243. S. Alfonso. I gentiluomini peccatori.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

243. S. Alfonso.  I gentiluomini peccatori.

♦ Alfonso si vedeva maggiormente oculato sopra i Gentiluomini, ritenendo il peccato di questi per doppio peccato, come quello, che con l’esempio influiva nella plebe, e si faceva strada negli altri.

  • Un Gentiluomo in Airola si trovava invischiato con una donnaccia. Ritrovandosi ivi Monsignore, e fattone inteso, non lasciò mezzo per guadagnarlo a Cristo. Se non ebbe successo col Gentiluomo, riuscì guadagnare la donna. Accecato, il giovane se ne introdusse un’altra in casa. Monsignore, avvisato di questo travaglio, una sera, dopo che aveva terminato la predica, gli si videro le lacrime agli occhi. Ritrovandosi con lui un Gentiluomo Sacerdote, lo pregò, piangendo, che in suo nome si fosse portato da quel traviato e gli avesse rappresentato lo scandalo che dava, l’offesa di Dio, e la somma pena in cui lo teneva. Confuso di tanta paterna sollecitudine, all’istante discacciò l’amante ed essendosi portato da Monsignore, non finiva di ringraziarlo per tanta amorevolezza.
  • Un medico in S. Agata, che assisteva all’Ospedale, manteneva una pratica scandalosa con la ospedaliera. Non riuscendo Alfonso con le ammonizioni, ne diede parte a D. Giuseppe Romano, Presidente del Consiglio e Sopraintendente della casa del defunto Duca. Questi, sentendo lo scandalo, gli tolse subito l’incarico,. Non mancò il Medico, vedendosi così castigato, portarsi da Monsignore e caricarlo di mille ingiurie. Gli disse Alfonso: “Figlio mio, questo male ve l’avete fatto voi. Sapete quante volte amorevolmente vi ho corretto, e non mi avete inteso: se sono ricorso, non l’ho fatto per astio, ma per lo scrupolo che mi assisteva”.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 58)  Leggi tutto nell’originale.

“Figlio mio, questo male ve l’avete fatto voi. Sapete quante volte amorevolmente vi ho corretto, e non mi avete inteso: se sono ricorso, non l’ho fatto per astio, ma per lo scrupolo che mi assisteva”.