S. Alfonso. Giustizia e misericordia si incontrano

GiubileoAlfo2

96. S. Alfonso. Giustizia e misericordia si incontrano. 

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

96. S. Alfonso. Giustizia e misericordia si incontrano.

♦ Nell’assegnare un beneficio ecclesiastico Alfonso guardava innanzitutto ai sacerdoti del paese e della diocesi.

  • Non volendo togliere il pane a Cittadini e Diocesani, non favorì mai alcun forestiero. Tempo innanzi vari Canonicati erano stati assegnati a questi, come lo furono dai Vescovi suoi successori. Ma Alfonso stimava ciò una ingiustizia.
  • Un prete di Caiazzo, di molto merito, perché avanzato di età e Dottore, si era fatto fatto mezzo cittadino per l’intrattenersi spesso in S. Agata, e se la intendeva con taluni Capitolari. Aveva ottenuto illegittimamente la postulazione per un Canonicato, avendo dato ad intendere ad Alfonso di averla ottenuta dall’intero capitolo, anche con piacere dei Cittadini. Alfonso so era già compromesso a concederla, ma avendo saputo che la postulazione era stata ottenuta “malis artibus”, dandosi in dietro, scrisse al Sig. D. Michele Nuzzi, che lo aveva avvisato: “Non dubiti, V. S. Illustrissima, che io né ora, ne mai farò provvista di Benefici in persona dei Forestieri”.  – Fu costante in questo, né diede esempio in contrario.
  • Tremava Alfonso e si vedeva sospeso sino alla decisione, e quando riceveva ulteriore lume non esitava a ritrattarsi in contrario. Essendo per provvedersi un Canonicato, già si era determinato per un soggetto e già aveva spedita e consegnata la lettera di grazia al servitore. Perché diluviava, questi non potette partire. Tra questo mentre, gli scrisse l’Arcidiacono e gli esponeva i meriti di un altro. Sospende il passo Monsignore, lacera la prima e dà fuori la seconda lettera.
  • Essendo scaduto un Canonicato in Arienzo, Monsignore si era indirizzato verso un Sacerdote che tra tutti gli sembrava più meritevole; maggiormente perché, tra i tanti che si erano presentati, questi non si era veduto, né fatto presentare da alcuno. Questo secondo riflesso l’aveva edificato di più e l’aveva confermato nella sua determinazione.
    Era già per dar fuori la grazia, quando questi gli si presentò con lettera impegnativa di D. Giambattista Filomarino, Principe della Rocca. Esclamò  Monsignore: “Dio vi perdoni! io già mi ero fissato darvi il Canonicato; ma perché mi avete portata questa lettera, non sono più in grado di darvelo. “Indignus, quia petisti” [indegno, perché lo hai chiesto!]”. – 
    Restò mortificato il poveretto, pianse, supplicò, ma non vi fu riparo. Alfonso riscrisse al Principe Alfonso di averlo per compatito, perché dandosi un tale esempio, si sarebbe aperta la strada, con grave scandalo, ad altri impegni..

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 32)  Leggi tutto nell’originale.

Nell’assegnare un beneficio ecclesiastico Alfonso guardava innanzitutto ai sacerdoti del paese e della diocesi. “Non volendo togliere il pane a Cittadini e Diocesani, non favorì mai alcun forestiero”.