Il cammino del vescovo Alfonso Maria de Liguori: 1762-1775.
22. S. Alfonso e le raccomandazioni.
S. Alfonso e le raccomandazioni.
Questo vuol dir essere vescovo…
I concorsi per la collazione dei benefici rappresentarono per sant’Alfonso il punto dolente dell’amministrazione diocesana.
Nella rigida disciplina non ammetteva suppliche né sollecitazioni dorate; la sua coscienza bramava rimanere estranea ad ogni influenza per il corso della giustizia distributiva.
Imparziale non tollerava il puzzo della simonia neppure un miglio distante. Odiava il carrierismo, che gli stava come il fumo negli occhi.
Vacava un canonicato, e aveva determinato di conferirlo ad un sacerdote, che, tutto sommato, gli sembrava più meritevole tra i molti aspiranti, tanto più che non aveva intrapreso alcun impegno né diretto né indiretto, come risultava dalle investigazioni.
Stava già per promulgare l’atto di investitura, quando il predetto ecclesiastico giunse fresco fresco nell’episcopio con una lusinghiera commendatizia del Principe della Rocca Giovan Battista Filomarino.
Gli disse turbato S.Alfonso: “Dio vel perdoni! Io già avevami fissato darvi il canonicato; ma perché mi avete portato questa lettera, non sono più in grado di darvelo. Siete indegno perché lo avete chiesto!”.
***
Viveva in diocesi un ecclesiastico, carico di anni ma non di meriti. Ardito si presentò al vescovo Alfonso e senza preamboli chiese di essere provvisto di un canonicato come di una polizza di assicurazione per la vecchiaia.
Monsignore, compatendo all’età, intendeva compiacerlo ad un patto: “Voglio darvi pane, ma voglio che vi abilitate per la confessione“. E gli porse la sua Theologia moralis, esortandolo allo studio per rendersi utile alle anime.
Il prete, a quella condizione, masticò amaro: “Non sono un giovanetto per sfogliare quei tomi, per giunta in latino!”
Insistette per essere senza esame anteposto agli altri concorrenti per i suoi capelli bianchi. Sant’Alfonso soggiunse: “Non posso in coscienza promuovervi se per lo meno non vi abilitate per la confessione“.
Il criterio pastorale, guidava i suoi passi. Ma quegli alzatosi con sdegno malmenò i volumi sin quasi a lacerarli, e buttatili sul tavolo gridò sgarbatamente: “Va a farti benedire tu e la tua Morale“. E sbatacchiando la porta se ne uscì. Monsignore guardando il Crocifisso, esclamò accorato: “Questo vuol dir essere vescovo: se il padre non soffre le impertinenze dei figli, chi deve sopportarle?“
(Oreste Gregorio in Monsignore si diverte, pp. 80-81).
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Galleria di statue di S. Alfonso vescovo
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