9. S. Alfonso e Gesù Cristo
Una vita caratterizzata dall’amore
Gesù e Maria sono i due grandi amori che caratterizzano così spiccatamente non solo la spiritualità di S. Alfonso, ma tutta la sua vita e la sua attività di laico, di sacerdote, di fondatore, di vescovo e anche tutta la sua produzione letteraria.
Molto tardi, nel pieno della sua maturità umana e spirituale, a cinquantacinque anni, Alfonso cominciò a manifestare con gli scritti il suo amore per Cristo. Ma tutta la sua vita, fin dalla prima infanzia, fu permeata e plasmata dall’amore di Gesù.
Ho parlato nelle prime conversazioni dell’educazione ricevuta dal Santo in famiglia e dell’influsso della madre e del padre. Un’educazione completata dalla direzione spirituale del confessore padre Pagano e dall’oratorio filippino. Fu in questo periodo della sua vita, dell’infanzia, che emersero l’amore per la preghiera, le pie devozioni, il timore di dar disgusto al Cuore di Gesù anche con il più piccolo peccato.
L’amore per Gesù
Crescendo negli anni, il suo amore per Gesù Cristo si manifestò nelle pie pratiche: novene, visita al Santissimo, adorazione prolungata nelle Quarantore e in varie associazioni di volontariato, di cui abbiamo parlato. Inoltre nutrì la sua spiritualità con la lettura delle opere e della vita dei grandi mistici, specialmente S. Giovanni della Croce, S. Teresa e S. Francesco di Sales. Espressione di questo momento di grande crescita spirituale, e di profonda meditazione cristologica, è il Crocifisso che dipinse a venti anni. Un Cristo squarciato dai flagelli, con la testa dolcemente reclinata.
Diventato sacerdote, non gli basta più l’amore personale per Gesù Cristo, volle che fosse amato da tutti, dalla moltitudine, dalla gente rozza, ignorante e povera. L’amore di Gesù Cristo e per Gesù Cristo, infatti, non è privilegio per pochi, solo per una élite di salvati, ma anche per gli esclusi dai rigoristi e dai giansenisti dai beni della Redenzione. Con grande slancio si diede alla predicazione e all’apostolato tra i ceti più disprezzati di Napoli attraverso le Cappelle serotine.
Durante un soggiorno per riposarsi a Santa Maria dei Monti sopra Scala, in provincia di Salerno, scopri altri ceti abbandonati che non conoscevano Gesù Cristo perché nessuno lo annunciava loro e pertanto non potevano amarlo e servirlo da buoni cristiani. Fondò perciòla Congregazionedel Santissimo Redentore affinché egli per primo e i suoi Redentoristi amassero Gesù Cristo con l’imitazione e la sequela e lo facessero amare anche dagli altri con la predicazione. Nel programma di predicazione il posto principale spetta all’annuncio dell’amore misericordioso di Dio, che si manifesta nella Passione di Gesù Cristo. Non il terrore converte, ma la lezione suprema dell’amore che promana da Cristo morto in Croce, l’unico capace di allontanare i peccatori dal male e incamminarli sulla via della santità. «Perché le nostre missioni operano prodigi di grazia? ‑ chiese in una lettera circolare del 1751 ‑ e rispose con certezza. «Perché si predica Gesù crocifisso».
Perciò nelle missioni faceva portare sempre una grande tela riproducente il suo Cristo. A trent’anni aveva composto una canzoncina sulla Passione di Gesù, musica e strofe: dieci strofe, ognuna delle quali narrava un episodio della storia della Passione: legatura, percosse, sputi, flagelli, spine, chiodi, croce, lancia, la Madreaddolorata. È la celebre Gesù mio con dure funi. Dalle testimonianze sappiamo che era solito cantare questa canzoncina prima della predica sulla Passione «con tono flebile e lento». Dicono che questo canto facesse più effetto della stessa predica.
Solo a cinquantacinque anni, come ho detto prima, nel pieno della sua maturità, decise di rivolgersi ad una massa ancor più vasta di quella delle sue missioni, anzi la più vasta possibile, non per far conoscere a tutti il suo ardente amore per Gesù Cristo ‑ sarebbe stato un peccato di vanità ‑ ma per spingere tutti ad amare, e amare assai, Gesù Cristo, specialmente chi si sentiva incapace perché peccatore.
Seguendo tutto il filo della sua esperienza e maturazione spirituale, pose al centro del suo annuncio Gesù Crocifisso. L’esperienza del Crocifisso è per il peccatore e per ogni cristiano come l’esperienza che folgorò Paolo sulla via di Damasco: la scoperta dell’amore sconvolgente del nostro Redentore: «Oh quante saette amorose escono da quelle piaghe che feriscono i cuori più duri! Oh che fiamme escono dal cuore ardente di Gesù Cristo e infiammano i cuori più freddi! Oh quante catene escono da quel costato ferito e legano i cuori più induriti!» (nella Pratica).
L’amore alla Passione
Per propria esperienza Alfonso sapeva che chi medita la Passione, contemplando il Crocifisso, non può resistere alla forza dell’amore di Cristo. «Dopo avermi fatto conoscere l’amore che mi avete portato ‑ scrive ‑ io non mi fido più di vivere senza amarvi. Vi amo, amor mio crocifisso, vi amo con tutto il cuore e vi do quest’anima mia tanto cercata e amata da voi. Sì, mio Gesù Crocifisso, io vi piango e ponetevi ancor voi per suggello sopra il mio cuore» (in Amore delle anime). Il tema della Passione è il centro motore di tutta la riflessione biblico‑teologica‑spirituale di S. Alfonso perché vi sentiva risuonare il migliore richiamo dell’amore di Dio per l’uomo.
È difficile credere alla sovrabbondante Redenzione, alla chiamata di tutti alla santità, se non si considera a quale eccesso di amore si spinse Gesù Cristo: fino a morire in croce. Non si comprende la necessità della preghiera senza la meditazione della Passione. Meditando l’anima, sotto l’influsso della grazia divina che è data a tutti, si commuove, comprende la gravità del peccato, chiede perdono, perseveranza, amore. Più prega, più riceve grazie, più persevera e cresce nell’amore, distaccandosi da tutto ciò che dispiace a Dio, aderendo alla sua volontà, fino a raggiungere l’uniformità, che rende in tutto conformi a Cristo. Scrive: « La carità è vincolo di perfezione (Col 3,4). Ma tutta poi la perfezione dell’amore a Dio consiste nell’unire la nostra alla sua santissima volontà. E perciò, quanto più uno sarà unito alla divina volontà, tanto sarà maggiore il suo amore» (Uniformità).
L’amore all’Eucaristia
Strettamente unito alla Passione è il Mistero Eucaristico, che con esso forma un unico memoriale. Scrive, nel libro sulla Passione, « O Salvatore del mondo, o amore delle anime, con la vostra Passione siete venuto a guadagnarvi i nostri cuori, col dimostrarci l’affetto immenso che ci portate. Voi a questo fine principalmente avete istituito il Santissimo Sacramento dell’Altare, affinché noi avessimo una continua memoria della vostra Passione».
Fu parlando della Passione che S. Alfonso scoprì l’amore struggente di Dio per l’umanità, che è all’origine del Mistero dell’Incarnazione. Con frase ardita sfuggita agli studiosi, ma degna di approfondimento per la teologia dell’Incarnazione commentando il versetto biblico: «Mia delizia è stare con i figli degli uomini» (Pr 8, 31) esclamò: «Si direbbe che Dio non è felice senza l’uomo» (Novena di Natale). L’uomo redento diventa la felicità di Dio, la pienezza dell’amore. Perciò S. Alfonso propose che quello di Natale fosse chiamato «Il giorno di fuoco», perché in esso il Dio Bambino venne ad accendere il fuoco dell’amore nel cuore dell’uomo.
Un amore totale diffuso dagli scritti
Dunque nel 1751 tutto l’amore per Gesù Cristo che gli ardeva dentro esplose in una serie di opere tutte incentrate sulla Passione perché contagiasse il mondo intero. Uscì appunto in quell’anno la prima e tra le più belle di queste opere: L’amore delle anime. Nell’avviso al lettore che egli pose alla fine della trattazione, ne spiega la genesi e in filigrana vi possiamo leggere anche la sua esperienza. «Amato mio lettore ‑ scrive ‑ io ti promettei nel mio libro delle Glorie di Maria un altro dell’amore di Gesù Cristo; ma poi, per cagione delle mie infermità corporali, dal mio direttore non mi è stato concesso di farla. Appena mi è stato permesso il dare alla luce queste succinte Riflessioni sopra la sua Passione, nelle quali, per altro, ho ristretto il fiore di ciò che io tenea raccolto su questa materia. Spero nulladimeno che questa mia operetta ti sia stata gradita, specialmente in aver sotto l’occhio raccolti, con ordine, i passi delle decine di scritture circa l’Amore che Gesù Cristo ci ha dimostrato nella sua morte: perché non ci è cosa che possa più muovere un cristiano all’amore divino quanto la stessa parola di Dio che abbiamo nelle Sacre Scritture. Amiamo dunque assai Gesù Cristo, in cui troviamo il nostro Salvatore, il nostro Dio, la nostra pace ed ogni nostro bene.
«Ti prego perciò a dare ogni giorno un’occhiata alla sua Passione, mentre in essa troverai tutti i motivi di sperare la vita eterna e di amare Iddio, dove consiste tutta la nostra salute. Tutti i santi sono stati innamorati di Gesù Cristo e della sua Passione e per questo unico mezzo si son fatti santi […]. Tu ancora puoi sperare di farti santo, se in simil modo persevererai a considerare quel che il tuo Redentore ha fatto e patito per te. Pregalo sempre che ti doni il suo amore. E questo amore anche dimanda sempre alla tua Signora Maria che si chiamala Madre del bell’amore».
All’Amore delle anime, che è del 1751, seguirono la Novena di Natale, la Novena del Sacro Cuore, l’Esercizio della Via Crucis, Riflessioni e affetti sopra la Passione di Gesù Cristo, Saette di fuoco, Pratica di amare Gesù Cristo, Quindici meditazioni sulla Passione, Predica sulla Passione di Gesù Cristo, Rifessioni sulla Passione di Gesù Cristo per meditazione della Passione di Gesù Cristo, Meditazioni sulla Passione di Gesù Cristo per ciascun giorno della settimana, Forza che ha la Passione per accendere il divino amore in ogni cuore, Dolce trattenimento a vista di Gesù Cristo. A queste opere dobbiamo aggiungere quelle concernenti i Pii esercizi, le devozioni quali: Coronelle delle Sante Piaghe, i Gradi della Passione e altre.
Come è facile intuire, alcune di queste opere oggi le chiameremmo fascicoli, inoltre l’Autore spesso si ripete e anche si copia. Lo sapeva bene ed è lui stesso a confessarlo e a giustificarsi: « Né alcuno abbia in fastidio che io qui ripeta quei testi, che parlando della Passione, in altre mie operette ho ripetuti più volte. Certi autori di libri perniciosi che trattano di laidezze spesso ripetono le loro impudiche facezie per maggiormente accendere la concupiscenza dei loro incauti lettori. E non sarà poi a me permesso ripetere quelle scritture sante che più infiammano le anime del divin amore?» (Raflesszóni sulla Passione).
E non è tutto. S. Alfonso aveva autocoscienza della validità dei suoi scritti. Perciò, oltre ad usarli egli stesso per la meditazione, li raccomandava anche ai confratelli Redentoristi. Scriveva in una circolare del 1771: «Raccomando di fare la meditazione per lo più sopra i libri miei: Meditazioni sulla Passione, Saette di fuoco ‑ aveva scritto questi per il momento ‑. Dico ciò non per mettere avanti le opere mie miserabili, ma perché le meditazioni riferite sono ornate di affetti divoti e sono piene, quello che più importa ‑ di sante preghiere delle quali io non ne leggo molte negli altri libri». Affetti divoti, sante preghiere.
Molti, in passato e ancora oggi, non hanno capito nulla della sua teologia della salvezza, della sua via del cuore, delle sue calde preghiere che ci aiutano a parlare con Dio. Forse non hanno mai capito le sue certezze: «Nella scienza dei santi l’amore produce là cognizione: chi più ama Dio più lo conosce. Non già la cognizione ma gli affetti son quelli che propriamente a Dio uniscono e ci fanno ricchi di meriti per la vita eterna» (La vera sposa di Gesù Cristo).
da Roma 12 settembre 1996
P. Vincenzo Ricci