9. Dio ci minaccia, per non castigarci.
Pagine Alfonsiane sulla Misericordia
9. Dio ci minaccia, per non castigarci.
Iddio, perché è bontà infinita, non altro desidera che il nostro bene e di comunicarci la sua felicità. Quando castiga lo fa costretto dai nostri peccati. Onde dice il profeta Isaia che allora esercita un’opera aliena dal suo desiderio (cf Is. 28.21). Poiché a Dio è proprio il perdonare, beneficare e veder contenti tutti. Oh Dio, questa infinita bontà offendono e strapazzano i peccatori, e la provocano a castigarli! Misero me, che anche io l’ho offesa!
Intendiamo dunque che quando Iddio minaccia castighi, non minaccia per genio di castigare, ma per liberarci dai castighi; minaccia perché vuol usarci pietà. “Deus iratus est, et misertus est nobis” (cf Sal. 49,3). Ma come va? sta irato con noi e ci usa misericordia? Sì. Si mostra con noi sdegnato, affinché noi ci emendiamo, e così possa egli perdonarci e salvarci; e se in questa vita ci castiga per li peccati fatti, questo medesimo castigo è misericordia, che ci libera dal castigo eterno. Povero quel peccatore, che qui non è castigato !
Dunque, mio Dio, giacché io vi ho tanto offeso, castigatemi in questa vita, acciocché possiate perdonarmi nell’altra. Io so certo che ho meritato l’inferno; accetto ogni pena, purché mi restituite la vostra grazia, e mi liberate dall’inferno, ove sarei per sempre separato da voi. Signore, datemi luce, datemi forza di vincere tutto per darvi gusto.
O Madre di Gesù, Maria: raccomandatemi al vostro Figlio.
(S. Alfonso, da Via della salute, Parte prima – Meditazioni per ogni tempo dell’anno, Dio minaccia, per non castigare).
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