306. S. Alfonso. Deh m’apri, o sorella /1.
Pagine Alfonsiane sulla Misericordia
306. S. Alfonso. Deh m’apri, o sorella /1.
(dialogo tra Gesù e l’anima amante, tratto dai sacri cantici)
- Sposo
Deh m’apri, o sorella,
la porta del core,
non soffre l’amore
ch’io parta da te. - Ingrata mi sei,
ma pur mi sei cara;
deh a render impara
amore ed amor. - Sposa
Ad una parola
del Re mio diletto
m’intesi nel petto
il cor liquefar. - Or quale contento
sarebbe mai stato,
se meco fermato
si fosse a parlar? - Vi prego, o sorelle,
se a caso vedeste
per queste foreste
il dolce mio Ben, - Deh ditegli voi
che mesto il mio core
languisce d’amore
lontano da Sé. - E se poi volete
sapere chi sia
chi l’anima mia
d’amore impiagò, - Egli è quel Signore,
che porta sul volto
già tutto raccolto
il bello del Ciel. - E’ bianco e vermiglio,
sì vago è il Diletto,
che Sposo più eletto
tra mille non v’è. - Ah dove Tu sei,
amato mio Sposo?
Su, dammi riposo
col farti veder. - Ti cerco e Tu fuggi?
Ti chiamo e non odi?
Io piango e Tu godi?
Mio Bene e perché ? - Ma fuggi, mio Caro,
s’è amore il fuggire,
per farti seguire,
per farti più amar. - Sui monti deserti
ten volgi, o Diletto,
là dunque t’aspetto
da solo a parlar. - Di sante delizie
col dolce tuo odore,
o dolce Signore,
deh tirami Tu. - Che allor dal tuo Amore
legata e rapita,
non sola, ma unita
a Te correrò.
(S.Alfonso, Le canzoncine spirituali, Deh m’apri, o sorella /1, pp. 292-293).
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