194. S. Alfonso. Ci vuole fiducia in Dio.
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
194. S. Alfonso. Ci vuole fiducia in Dio.
♦ Tra i tanti capi di contestazione gli accusatori di Alfonso ne fabbricarono un altro, che si stimò di maggior peso.
- I Rettori delle Case, volendo compiacere la devozione dei nostri benefattori, solevano accordar loro la partecipazione delle opere, che da noi si fanno a gloria di Dio, ed in pro dell’anime.
- Il Maffei [a Deliceto] stimò così grave questo delitto che spedì, a proprie spese, subalterni ad indagare nelle diverse provincie su queste filiazioni: “Non è questo una specchiata prova della Comunità che questi ostentano; e non è questo quanto si fa dalle Religioni le più cospicue ed antiche?”.
Un turbine così grande dava da temere a tutti. Ma se tale millanteria abbatteva i nostri, non scoraggiava il nostro Vecchio, che scrisse:
- “Che dicono le genti, che morto io, finisce tutto? Io dico che questa Congregazione non l’ho fatta io, l’ha fatta Dio. Egli l’ha mantenuta per quarantadue anni, ed egli seguirà a mantenerla… Perché il Re dovrebbe sopprimerla, quando non vi sono delitti, non porta danno a niuno, è acclamata dai Vescovi, e non possiede rendita che faccia ombra al Sovrano?
- Anche il Re Cattolico, ed è quello che più importa, dichiara in un Dispaccio in cui desidera che questa adunanza si mantenga non solo durante la vita di Alfonso Liguori, ma per quanto essa può durare, purché le Missioni non manchino del primitivo fervore.
- Sicché la nostra sopravvivenza dipende prima da Dio, poi dai nostri comportamenti.
- Attendiamo perciò a stare uniti con Dio, ad osservare le nostre Regole, ad esser caritatevoli con tutti, contentarci delle nostre miserie; e principalmente ad esser umili, perché un poco di superbia ci può distruggere, come ha distrutti tanti altri.”
- Nel 1772 al P. Villani e ad altri che si erano portati in Arienzo Alfonso assicurò: “Quietatevi e non temete, che io non muoio per ora”.
E così Alfonso, fidando in Dio, placidamente ne dormiva.
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 49). – Leggi tutto nell’originale.