S. Alfonso. Carestia in arrivo, tempo per provvedere

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63. S. Alfonso. Carestia in arrivo, tempo per provvedere. 

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

63. S. Alfonso. Carestia in arrivo, tempo per provvedere.

♦ Carico di afflizioni, ma più di meriti fu per Alfonso la carestia dell’anno 1763-64. Si sa in quali angustie fu Napoli ed ogni Provincia del Regno.
Questo travaglio egli lo previde in ispirito tempo innanzi all’elezione a Vescovo. Dando in Napoli i santi Esercizi nella Chiesa della Misericordiella, una sera, facendosi di fuoco ed inveendo contro il peccato disse, e lo replicò più volte: “Badate che Iddio ci prenderà a fame”. Replicò lo stesso in altre due sere.
♦ Faceva senso questo preludio in bocca sua, perché non vi era una situazione per siffatto castigo.
Preso possesso del Vescovado, e raccomandando al Popolo l’emenda del costume, disse loro: “Figli miei, levate il peccato, perché si aspetta un gran castigo”. Ed altra volta assistendo alla predica il Canonico D. Vincenzo Viscardi, replicò: “Figli miei, emendatevi e raccomandatevi a Dio, perché ci sta sopra una grossa carestia!”.
♦ L’anno antecedente al 1763 si spiegò in termini più chiari. In Arienzo predicando nella Collegiata di S. Andrea, ed esponendo al popolo la gravezza dei peccati, disse: “ Iddio ci castigherà con una grossa penuria, e sarà tale, che, mancando il pane, si mangeranno anche le erbe delle siepe”.
♦ Un’altro giorno, essendoci presente il Parroco D. Lorenzo Caprio, disse: “Badate e tremate, che Iddio ci tiene preparato un gran flagello, non perché ci vuole morti, ma per farci ravvedere”. E più chiaro soggiunse: “In quest’anno venturo saremo mortificati con una somma scarsezza”. La gente minuta, come mi dissero i medesimi Viscardi e Caprio, infastidita in sentir ripetere flagelli e carestie, diceva: “Questo Vescovo da che è venuto, non sa predicar altro, che fame e malannata”.
♦ Non furono vane le profezie. Iddio però permise, che se profetizzò per gli altri, non profetizzò per se stesso. Non avendo danaro per soccorrere i poveri, dopo aver riscosso il terratico al termine della raccolta dell’anno 1763, e riserbata per i poveri la solita quantità, il di più lo vendette: vale a dire che nel suo entusiasmo il profeta tante volte parla, ed egli medesimo non l’apprende.
Non si era ancora liberato del grano che aveva, che quasi risvegliandosi un giorno, chiama sollecito il suo segretario Verzella, e tutto fuoco gli ordina di far compra in quantità di fagioli, fave, ed altri legumi. Non capendosi il mistero, se ne ridevano tutti, e maggiormente il medesimo Verzella. Il raccolto se non abbondante, per lo meno era stato mediocre.
Insistendo Monsignore, non si mancò di fare incetta nei mesi di settembre ed ottobre gran quantità di questi legumi. Se altro lume ricevette da Dio, vedendosi così sollecito, non spetta a me indovinarlo..

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 18)  Leggi l’originale.

Negli ultimi tre giorni di Carnevale, volendo allontanare il Popolo dagli spettacoli, il vescovo Alfonso soleva esporre il Santissimo Sacramento alla pubblica adorazione. E Dio, gradendo un tal culto, vi concorreva con una speciale misericordia.
“Figli miei, emendatevi e raccomandatevi a Dio, perché ci sta sopra una grossa carestia! Badate che Iddio ci prenderà per fame”.