103. S. Alfonso. Atto di professione nelle mani o nel cuore?
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
103. S. Alfonso. Atto di professione nelle mani o nel cuore?
♦ Alfonso era contrario a mantenere alcune tradizioni piuttosto stravaganti in uso nei monasteri.
- Dice il rituale delle Monache Rocchettine in Arienzo, che professando la Novizia, deve proferir la formula dei voti nelle mani del proprio Vescovo. Interpretando la cosa ad litteram, si usava nell’atto della professione mettere le mani della giovanetta in mezzo a quelle del Vescovo, come se i voti Religiosi si dovessero effettuar con tatto fisico delle mani, e non col cuore e con la bocca.
- Ora professando una Novizia ed essendo quella per profferir la formula dei voti, il Maestro di cerimonie suggeriva a Monsignore, che avesse posto le sue mani nel comunichino [finestrella di comunicazione]. Non sapendo il mistero, Alfonso non capiva, né sapeva che fare. Insisteva il Canonico e gli diceva che la Novizia, proferendo i Voti, doveva tener le proprie mani nel mezzo delle sue.
- Spaventato, Alfonso non finiva ripetere: “Gesù, Gesù: che ha che far questo con la professione? Essa si tenga le sue mani, che io mi tengo le mie”.
- Chiese perciò se si era fatto sempre così, e avuta risposta che era antico il costume e che così si era inteso il Rituale dai Vescovi predecessori, Alfonso non finiva di meravigliarsi per tanta stravaganza. Spiegò il senso del Rituale, e in seguito, proibì siffatta cerimonia.
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 34). – Leggi tutto nell’originale.