147. S. Alfonso. Amara e feconda convalescenza. 1768-1769.
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
147. S. Alfonso. Amara e feconda convalescenza. 1768-1769.
♦ 1768. Amara fu la convalescenza di Alfonso: non fu di giorni o di mesi, ma di un anno e più. Così scrive l’8 di ottobre e il 2 novembre al P. Villani:
- “Io seguito a star senza febbre. In quanto ai dolori sono gli stessi. Mi fanno camminar con le stampelle, tenuto però da due, e sono già sei giorni. Ma né da questo, né dal carrocciolo mi pare che ne ricevo alcun profitto. Le notti sono quasi tutte chiare. La natura si risente, ma con la volontà mi pare di star rassegnato alla volontà di Dio. Raccomandatemi alla Messa, affinché Iddio mi dia perfetta rassegnazione”.
- * “Io sto nella stessa maniera: non mi posso muovere, ma la febbre si affaccia da quando in quando. Ora sto netto, e per grazia di Dio sto allegro e contento”.
Era il nove di novembre e così scrisse in Venezia al Signor Remondini:
- “Io le scrissi che dovevo dare gli Esercizi al Clero di Napoli nel mese di novembre; ma il Signore ha voluto che fin dal principio di agosto cominciassi un’altra sorte di esercizi e durerò a farli tutta questa invernata. Sin da agosto sono stato preso da dolori di nervi per tutta la vita. Non posso più camminare, anzi neppure muovermi senza dolore. Sto confinato in letto, e ringrazio Iddio, che mi ha dato questo regaluccio”.
♦ Così scrisse l’8 di dicembre al P. D. Stefano Longobardi Preposito Generale dei Pii Operai: “Io seguito a stare nella mia ciunchìa, senza potermi muovere, e circondato da dolori da tutte le parti.” Nel tempo stesso gli manda una corona e lo prega di volerci mettere le indulgenze di S. Brigida.
♦ Ma anche tra questi suoi travagli – forse si stenterà a credere – si vedeva interessato per la S. Chiesa ed animato di zelo contro i nemici della medesima. Avendo un letterato Napoletano attaccato con un suo libro in vari punti l’Autorità della Chiesa, e specialmente l’Immunità, egli ancorché agonizzante, avendo libera la mente, non mancò di prenderne la difesa.
♦ Scrivendo al P. Villani in data 11 ottobre disse: “I dolori seguono e sono della medesima maniera: fiat voluntas tua. Aspetto con premura il libro N., e mandatemelo presto per strada di Napoli. Dico presto”… “Se avete cosa di buono circa l’Immunità Personale, anche mandatemela; e se dentro del libro (era quello dell’Autore rimandato indietro) vi fosse una mia carta, ove avevo notato più cose del medesimo libro, mandatemela pure”.
Si conservano ancora, benché sbozzati, questi suoi manoscritti: era li voleva limare, ma concorrendovi alcune prudenziali circostanze, così configurato dal medesimo P. Villani, non li perfezionò.
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 42). – Leggi tutto nell’originale.