202. S. Alfonso. 1772. Premura di Rettore Maggiore.
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
202. S. Alfonso. 1772. Premura di Rettore Maggiore.
♦ Non potendo di persona portarsi tra i suoi Confratelli, Alfonso li animò alla maggiore osservanza, ed a pazientare nei presenti travagli con la seguente circolare che spedì alle Case nel primo di ottobre 1772.
Fratelli in Gesù Cristo dilettissimi,
- Sento che già sapete la gran tempesta, che sta passando la nostra Congregazione, per causa delle accuse, che han portate i contrari a noi presso la Maestà del Re.
- Io non temo delle accuse, perché so che in ciò siamo innocenti; ma temo del poco spirito, che al presente vi è in alcuni nostri Fratelli.
- Non si ama la povertà, come se le nostre Case avessero la rendita dei Certosini, quando è un miracolo della Divina provvidenza, che ciascuno abbia a tavola semplice pane per saziarsi. Ben sapete le miserie di ogni Casa.
- Poco si ama l’ubbidienza, e poco si ama la carità. Quello che più mi ha ferito è stato il sentire, che alcuni Fratelli hanno preteso esser preferiti a predicare.
- Come Iddio ci vuole aiutare, quando vi è la superbia? Questo difetto non ancora lo avevo inteso. Pretendere di predicare! Ma che profitto possono fare le prediche di quel soggetto, che predica, perché esso ha preteso di predicare? Per carità! Non mi fate sentire più tali cose. Questo è un difetto, per cui merita il soggetto esser cacciato dalla Congregazione, o almeno di mettersi eternamente in un cantone, senza farseli aprire più la bocca.
- Per carità stiamo uniti con Dio, perché noi non abbiamo per noi altro che Dio; ma Dio, se seguitiamo a far così, ci abbandonerà, e distruggerà la Congregazione; ed io molto ne temo, se non ci emendiamo.
- Ognuno pensi a sé, e cerchi di emendarsi. Ed a chi non gli piace la Congregazione e l’osservanza, che se ne vada con Dio.
Io resto contento di quei Fratelli che se ne sono usciti, perché le pecore infette infettano le altre. Non importa che restiamo pochi. Dio non vuole che siamo molti, ma che siamo buoni, e santi”. - Torno a dire che la tempesta è grande. Ognuno raccomandi a Dio la Congregazione, ed in comune si dicano tre Litanie il giorno; con tre Deprofundis.
- Abbiamo bisogno di orazioni, e solamente la Madonna ci può aiutare. Ma le orazioni poco serviranno, se non leviamo i difetti.
- Io per me sono finito in questa età decrepita, e cionco dentro del letto. Che voglio e che posso fare?
- Voi, Figli miei, dovete mantenere la Congregazione; e siate sicuri, che se ci portiamo bene, Dio sempre ci assisterà; e quanto più siamo poveri, più disprezzati e più perseguitati, tanto più faremo maggior bene, e maggiore sarà il premio, che ci darà Gesù Cristo in Cielo.
- Benedico tutti uno per uno, e prego che Dio riempi ciascuno di voi del suo santo amore. Ognuno preghi ogni giorno per me, mentre io ogni giorno lo faccio per ciascuno di voi, Figli e Fratelli miei.
- Gesù e Maria vi benedicano.
- Fratello Alfonso Maria del SS. Redentore.
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 50). – Leggi tutto nell’originale.