159. S. Alfonso. 1769. Un vescovo storpio che non molla.
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
159. S. Alfonso. 1769. Un vescovo storpio che non molla.
♦ 1769. – Se finora, nei suoi travagli, la vita di Monsignore Alfonso era stata di ammirazione a tutti, ripigliato nelle forze il suo sistema confondeva e si predicavano le meraviglie.
- Dimentico di esser così storpio e carico di pene qual’era, agiva come uno sano e robusto. Se prima non vi era per lui momento di respiro, nel presente stato era tutto strazio e propria crocefissione. Il sonno al solito era di circa cinque ore. Benché usasse la lana, quella non consisteva che in un misero trapuntino, che, benché avesse il nome di materasso, era doppio, solo poche dita; e perché non permetteva che si sbattesse, non si riconosceva differenza tra quello ed un legno.
- Inchiodato su questo letto di dolore, chi si portava a visitarlo, anziché vedergli il volto, gli vedeva il solo cranio. Su questo letto era pronto per ognuno: si interessava per la Diocesi, e dava a tutti soddisfazione.
- Terminata di mattina la solita mezz’ora della meditazione, ed essendosi preparato per la santa comunione, che mai lasciava, assisteva alla messa, che veniva celebrata dal proprio Segretario. Fatto il rendimento di grazie, che era ben lungo, recitava anche le ore Canoniche, pur se con grande suo stento.
- In seguito, soddisfaceva nel decorso della giornata, e nelle stabilite ore a tutti gli altri esercizi del proprio spirito.
- Così attesta il Sacerdote D. Gaetano Mancusi, allora nostro congregato ed ora Rettore nel Seminario di Potenza:
♥ “Ritornato io dopo il decennio di mia dimora in Sicilia, non ritrovai Monsignore diverso da quello di prima. Simile a sé e con la medesima devozione. Tre volte il giorno la meditazione; mezz’ora di riposo, e non più il dopo pranzo; così la solita lettura quotidiana sopra le vite dei Santi, e prender cibo una volta il giorno. Ancorché storpio, si esercitava anche nelle solite opere di misericordia; e se ne stava occupato senza perdere un minuzzolo di tempo dalla mattina alla sera. Tutto questo è noto a me, ed è noto a tutti”.
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 43). – Leggi tutto nell’originale.