Fratello Francescantonio Romito (1722-1807). – Italia.
Fratello Francescantonio Romito (1722-1807).
Quest’ottimo Fratello, nato in Napoli addì 13 giugno 1722, si era ritirato nel 1741 nella Congregazione, ove morì da santo il 4 novembre 1807. – Egli stette sempre con S. Alfonso in S. Agata dei Goti, ed anche dopo il ritorno di lui in Pagani, fu sempre al suo servizio, e finalmente nel processo della Beatificazione di lui fu uno dei più importanti testimoni.
Fratello Francescantonio ebbe la sorte di assistere sino alla morte il [Beato] P. Gennaro Sarnelli che morì in Napoli il 30 giugno 1744.
Aiutò molto S. Alfonso nel copiare i manoscritti per la stampa. Vegliava in Arienzo e in S. Agata dei Goti all’ ordine nel palazzo, e suonava agli esercizi con tanta puntualità, come si sarebbe potuto fare in un convento dei meglio ordinati.
A S. Alfonso e in diocesi e in collegio faceva da lettore, da segretario, e, al bisogno, anche da medico e da direttore.
Fratello Francescantonio, in una certa circostanza, disse a S. Alfonso per calmare le di lui agitazioni che i gravi turbamenti della coscienza potevano giungere ad alterare lo spirito. – «Ebbene, rispose il Santo, se il Signore vuol che io muoia pazzo, o all’ospizio degl’Incurabili, bisognerà adorare la sua santissima volontà!»
Il ritratto che si conserva nel collegio di Pagani, rappresenta Fratello Francescantonio Romito con il libro delle «Glorie di Maria» in mano per far intendere quanto era devoto della Madonna.
(Lett. I – 558.
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Profilo tratto da
Biografie manoscritte
del P. S. Schiavone – vol.1
Pagani, Archivio Provinciale Redentorista
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Altro profilo
Fratello Francescantonio Romito era di Napoli e di famiglia civile: il fratello era mercante. Professò nel 1745 e morì a Pagani.
Multiforme fu la sua attività e fu il prediletto di S. Alfonso, di cui fu segretario, amanuense, lettore, economo, infermiere.
“Sembrava che egli avesse succhiato dal Fondatore il latte della devozione a Gesù Sacramentato e a Maria SS. Ed era sempre assorto in Dio con grandissimo raccoglimento. La sua delizia era stare con Gesù Cristo nel Sacramento, quando non era occupato all’officio del refettorio.
Fr. Francesco Antonio era molto devoto della Passione di Gesù Cristo e nella stanza conservava una piccola statua dell’Ecce Homo, dinanzi alla quale egli (seduto, perché non poteva star in ginocchio) piangeva continuamente. A coloro che si raccomandavano alle sue preghiere, egli rispondeva: “Son peccatore, ma il SS. Ecce Homo può far tutto”
Fr. Romito fu tra i fratelli valorizzati dal Fondatore per la loro abilità, le capacità umane e di relazione: “Grande era la sua amabilità e dolcezza; e quando qualche padre era afflitto andava dal Fratello e da lui riceveva conforto e calma. Gli stessi maestri dei novizi e prefetti degli studenti, quando qualche giovane era incerto nella vocazione lo mandavano a lui, perché lo confortasse nella vocazione”.
Le sue ultime parole: “Desidero morire, se Dio vuole, per togliermi da tanti fastidi e miserie, e così unirmi al mio Gesù”.
(da una conferenza di P. Salvatore Brugnano).
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