Romano Luigi redentorista

P. Luigi Romano (1911-1996) – Italia.

Domenica 11 febbraio 1996, alle ore 15 circa il P. Luigi Romano si assopiva per il riposo eterno, nella nostra casa di Pagani. All’indomani nella Basilica di S. Alfonso si sono svolti i funerali, ai quali hanno partecipato numerosi confratelli, a testimoniare la stima e l’affetto di cui il confratello godeva, e che egli aveva maturato lungo 85 anni di vita.

P. Romano era nato infatti il 13 ottobre 1911 a Castelfranciin provincia di Avellino. A 20 anni, precisamente il 4 ottobre 1931, era Redentorista, emettendo i voti temporanei nella nostra Congregazione, nelle mani del P. Gioacchino Jacovino. Tre anni dopo, vale a dire il 15 ottobre 1934, professava con i voti perpetui, mentre raggiungeva il luminoso traguardo dell’ordinazione Sacerdotale il 24 ottobre 1937, ordinato dall’Arcivescovo di Benevento Mons. Agostino Mancinelli

Ritengo di non esagerarne i meriti, se attribuisco al P. Romano il ruolo di memoria storica della nostra Provincia, al servizio della quale ha occupati numerosi e importanti incarichi: è stato infatti lettore e socio degli studenti, quindi Direttore degli educandi, per due volte maestro dei novizi (nei trienni 1947-1950 e 1958-1961), superiore nelle comunità di Scala (1950-1953), Materdomini (1955, in occasione del Bicentenario della morte di san Gerardo), Corato (1956-1958), Pompei, Pagani; per quattro volte consultore provinciale, varie volte consultore nelle comunità nelle quali ha risieduto, socio della visita straordinaria, per 18 anni confessore a Pompei, prima della sua ultima permanenza a Pagani, nella quale comunità ha assicurato fino all’ultimo  – nei limiti delle possibilità consentitegli dalla salute – un generoso servizio soprattutto nel ministero della riconciliazione.

La sua morte è avvenuta nel sonno, dolcissima eppur improvvisa, almeno per coloro che avevano lasciato la sua camera dopo avergli servito il pranzo e augurato un buon riposo. Negli ultimi tempi la sua salute, in verità, si era fatta via via più cagionevole, in particolare dopo un intervento subito alla prostata circa un anno fa. Ma nessun male in particolare la­ sciava presagire l’imminente fine della sua esperienza terrena.

Del P. Romano credo che ci rimarrà il ricordo come di una persona che ha vissuto integralmente la sua vocazione e la sua missione Redentorista. Molti degli attuali membri della nostra Provincia lo hanno avuto formatore, compreso il sottoscritto durante il suo anno di noviziato. Altri ne avranno fatto conoscenza più o meno sporadica, più o meno diretta. Per molti di noi era la persona “severa” per antonomasia, ma questa sua connotazione non aveva altra ragion d’essere che in una sua personale e coerente tensione alla santità. Anche se questa severità si accompagnava a scelte disciplinari che poi il tempo ha finito per giudicare come sorpassate se non eccessive, essa proveniva da un uomo che era innanzitutto severo con se stesso, e che aveva fatto di questi metodi la strada privilegiata per ottenere il meglio da sé e dalla propria fedeltà al Vangelo.

In questa luce credo che vada apprezzata la sua capacità di miseri­cordia e di comprensione fraterna di cui si era mostrato in possesso soprat­tutto negli ultimi anni, e che egli concretizzava con una mitezza d ‘animo e con un discernimento nella direzione delle anime, davvero ammirevoli. Molti sacerdoti, molti religiosi e  religiose, alcuni Vescovi si sono indirizzati a lui per un cammino spirituale sicuro e motivato, e ancora oggi gli sono riconoscenti. Anche a favore dei laici ha saputo esercitare una direzione spirituale instancabile, paziente e illuminata.

Anima di questa ricerca di santità e di questo servizio al popolo di Dio era, in P: Romano, un incessante spirito di preghiera, che negli ultimi tempi era diventato per lui come un tratto del suo volto, un bisbiglio dello spirito.
Soprattutto nei confronti della Vergine Santissima, che poi l’ha chiamato in cielo nell’anniversario  delle apparizioni di Lourdes, si dimostrava un fervido figlio di sant’Alfonso,  riservando alla Madre di Dio i sentimenti più nobili e affettuosi.
In modo particolare mi piace ricordare della sua figura il sincero attaccamento alla vocazione Redentorista: era santamente “orgoglioso” delle nostre radici spirituali e del nostro carisma, seguiva con passione le notizie riguardanti la nostra vita, era felice di sapere il bene che operavano i suoi confratelli. Io stesso, durante il suo ultimo sofferto tratto di vita, sapevo di procurargli una salutare “medicina” parlando del bene che la Provincia e i confratelli andavano operando col loro lavoro e la loro fedeltà alla grazia del Signore.

P. Luigi – ne siamo pur certi – continua ad attendere queste … belle notizie dall’altra sponda della vita, lì dove la sua anima contempla il volto del Padre, e dove gode il riposo riservato ai servi fedeli e giusti. La comunione fraterna che il Signore ci ha dato di condividere con lui su questa terra continui attraverso il ricordo e l’affetto verso questo degno figlio di sant’Alfonso.

P Antonio Di Masi
Superiore Provinciale

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dalla Lettera Circolare
del 20 febbraio 1996

P. Luigi Romano, redentorista di vecchio stampo, austero e genuino, è stato attivamente presente nella vita della Provincia con diversi incarichi e responsabilità. I confratelli formati da lu, pur ricordando la “eccessiva” severità del suo metodo educativo ne hanno sempre rispettato la sua genuina testimonianza.

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Il P. Luigi Romano, una vita vissuta nella piena disponibilità alla vocazione redentorista: lo si vede nel giorno della sua ordinazione sacerdotale, 1937, e insieme ai confratelli ai ritiri in Pagani nel 1953: si riconoscono i Padri Marfella, Candita Antonio, Abbatiello Virgilio, Muccino Antonio sen., De Spirito Gerardo e Ambrogio Freda (Provinciale).

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