( ◊ in Lussemburgo) – Studente François Ritter (1827-1859) – (+ in Francia)
Studente François Ritter. Téterchen, 1859.
Nato il 20 gennaio 1827 a Grévenmacher, città del Granducato di Lussemburgo, da una famiglia ricca e altolocata, Francesco Ritter riceve una istruzione cristiana e mondana; i genitori in effetti sognavano per lui una brillante carriera nel mondo più che un cristiano fervente.
Fino all’età di ventisei anni visse la vita del mondo, assaporando i piaceri e soggetto alle esigenze mondane. Dopo la sua sincera conversione, chiese di entrare nella Congregazione.
La grazia la conversione fu per lui più che ordinaria, tanto che in pochi anni seppe acquisire un insieme di ammirabili virtù, conosciute solo da coloro che hanno conosciuto il suo intimo: l’amore della croce, il disgusto del mondo, il distacco assoluto dai parenti, una umiltà sincera e una regolarità costante.
Durante i quattro anni di vita religiosa soffrì molto per una prova interiore molto sensibile: un disgusto continuo per la preghiera, per lo studio e per la compagnia dei confratelli senza mai un istante di sosta. Malgrado tutto era assiduo nella preghiera, amabile con i confratelli, perseverante nello studio.
Oltre il disgusto, soffriva ancora per la prostrazione di forze fisiche, di un torpore di spirito tanto da raccogliere dai suoi studi solo fallimenti umilianti. Durante il giorno cercava di crocifiggere positivamente la sua carne.
Redentorista contro la volontà dei genitori, ebbe a subire terribili assalti da parte loro. Due volte di seguito la madre accorse in lacrime supplicandolo di tornare al paese natio; suo papà si adoperò in tutto per vincere la sua resistenza.
In mezzo ad una vita così crocifissa e virtuosa Dio lo chiamò a sé. Ammalatosi per lungo tempo Fratello Ritter fu obbligato a lasciare gli studi. Ebbe subito la percezione della sua prossima fine. Inchiodato sul letto o sulla poltrona era continuamente occupato in Dio e offriva la vita e le sofferenze per la salvezza delle anime. Disse al suo direttore: «Vorrei abbandonare tutti i meriti e offrirli a Dio per il bene delle anime alle quali mi sarei dedicato se fossi vissuto,vorrei andare in purgatorio al posto di coloro che dovrebbero andarvi a causa delle mie negligenze, riservando per me la misericordia del Signore e l’intercessione della Santissima Vergine».
Perseverò in questi bei sentimenti fino all’ultimo giorno e morì lasciando a tutti i confratelli il ricordo dello studente virtuoso e pio.
– «Afflictionem meam et latore manuum mearum respexit Deus». Gen 31,42.
Professione: 13 novembre 1856.