P. Giancamillo Ripoli (1780-1850). – Italia.
P. Giancamillo Ripoli (1780-1850)
Il P. Hugues, Segretario del P. Vicario Generale Trapanese annunziò a tutte le Case Transalpine la morte del P. Rettore Maggiore Ripoli (avvenuta un mese dopo la morte del Consultore ed Amministratore P. Papa). Ecco le sue parole:
«Il 16 febbraio 1850, fu il triste giorno, nel quale P. Giovanni Camillo Ripoli, nostro amato Rettore, a Nocera dei Pagani, ci fu rapito dalla morte.
Il defunto P. Ripoli era nato a Corato, il 9 ottobre 1780, nella Provincia di Bari.
Egli si associò alla nostra Congregazione nell’ anno 1798, e si qualificò nella sua persona un instancabile Missionario, specialmente nella Calabria, dove egli portò la maggior parte della sua opera apostolica, così bene, che fu denominato «L’Apostolo Calabro».
Il 29 giugno 1832 fu nominato Rettore Maggiore dal Capitolo Generale, tenuto a Pagani.
Il 2 giugno 1837, quando il Re di Napoli lo nominò Vescovo di Potenza, egli rinunziò come vuole la Regola ed ordinò a tutti i suoi sudditi affinché pregassero il buon Dio a preservarlo da questa carica.
«Da quattro anni fu egli per la prima volta colpito dalla apoplessia e gettato sul letto del dolore, e questa malattia per soventi attacchi divenne sempre più dolorosa e pericolosa.
In questo tempo di malattia la sua grande anima si mostrò più forte delle altre volte; il suo sincero amore pel Crocifisso, la sua rassegnazione e la sua grande pazienza meravigliò tutti.
Il 16 febbraio, finalmente, dopo che egli ebbe ricevuto i Sacramenti, entrò nel campo dei morti, con un’ agonia che durò 48 ore, circondato da tutti, che, inginocchiati intorno al suo letto di morte, gl’ imploravano forza e grazia.
«Non è certamente necessario, cari Fratelli, ch’ io vi provochi alla santa preghiera perché tutto ci spinge a mostrare al nostro miglior Padre, che durante tanti anni sì paternamente, sì saggiamente ci ha accompagnati, quegli che a noi tutti nella sua lunga carriera apostolica ci ha dato un brillante esempio, e finalmente nella sua lunga e penosa malattia, come il simbolo della rassegnazione e pazienza, sta davanti a noi.».
Padre D. Camillo Ripoli fin da quando entrò in Congregazione procurò di avere una somiglianza con lo stesso Santo Fondatore, se non in tutto, almeno in quelle virtù più necessarie ad un uomo apostolico.
E difatti la vita menata nelle Calabrie per lo spazio di 24 anni, è una prova lampante dell’ amore ch’ egli aveva alla fatica, per gl’ incomodi e altri patimenti che accompagnarono la predicazione in quei luoghi.
Fu caro a tutti da suddito, da rettore e da superiore. In Corigliano e Stilo, dove fu, quando Maestro dei Novizi, quando Rettore, e quando Ministro, parlano di lui come di un uomo suscitato da Dio apposta per richiamare i peccatori alla penitenza. Mai si osservò in lui ostentazione o inosservanza.
Da Rettore Maggiore simile alla lucerna che splende sul candelabro, diede gli esempi di una prudenza e di una saggezza insieme inimitabili e rari. Padre amoroso con tutti i buoni. Giudice inesorabile con gl’ insubordinati, ai quali non volendo usar rigore a tempo, era solito dire: «Io non vi caccio di Congregazione, ma vi caccia Dio».
E quando si trattava di giudicare alcuno, oh! la pena che ne sentiva.
Per 17 anni tenne il governo della Congregazione. Più vi sarebbe durato, se un tocco apoplettico non lo avesse reso inabile a tal governo. Le sue infermità ebbero lo stadio di 4 anni, ecc… ( P. Savastano Gaetano).
P. Vajano Consultore Generale gli recitò l’ Orazione Funebre.
Il Rettore Maggiore Ripoli ebbe per suoi Consultori i Padri Lombardi Luigi (ammonitore), Panzuti, Rispoli Pietro Luigi, Miecike Vincenzo Maria, Komacek Francesco, Fusco Vincenzo. M.a, Mautone Giuseppe (Procuratore), Sabelli Giovanni Giuseppe (Segretario).
Il 9 novembre 1832 celebrò il 1° Centenario della Nascita della Congregazione con Messa Solenne, Discorso, Te Deum ecc. e così in tutti i Collegi.
Alla morte della Venerabile Regina Maria Cristina, che avvenne il 16 gennaio 1836, fece celebrare Solenni Funerali, ed applicare i suffragi per un mese, essendo stata Grande Benefattrice dell’ Istituto.
Così parimenti per la morte di Gregorio XVI il 1° giugno 1846.
Alla Canonizzazione di S. Alfonso, il 26 maggio 1839 fu a Roma col Vicario Generale Venerabile P. Passerat, e circa 100 Redentoristi per assistere al trionfo del Santo Fondatore e padre comune. Ricorreva la Festa della SS. Trinità.
Fino dalle 4 antemeridiane, 101 colpi di cannone annunziarono il gran giorno di festa.
Il 2 agosto, poi, dello stesso anno, si celebrò a Pagani e in tutti i Paesi dei nostri Collegi, la più gran festa.
Nel dì 16 febbraio 1850 passò placidamente a vita migliore, in giorno di sabato, ad ore 5,15 di notte, all’ età di 70 anni.
Mai si osservò in lui ostentazione o inosservanza. In ogni tempo diede esempi di virtù inimitabili e rare. Si distinse soprattutto nella virtù della povertà. Si racconta che non volle mai una sottana nuova.
Egli era Rettore Maggiore in Pagani quando l’ 8 ottobre 1849. vennero Pio IX e Ferdinando II. Però era rappresentato dal suo Vicario Padre Trapanese, perché egli era accidentato.
Nella sua 1a Circolare del 29 giugno 1832 dice:
«….. Vogliamo che ognuno leggesse spesso le nostre Regole e Statuti. Dichiariamo che sotto nome di Licenze Piccole, s’intendono solamente l’ acqua, il caffè la mattina, il lume dopo il segno del riposo la sera, il rattoppo delle vesti sdrucite, e qualche poco di seta, o filo.
«Vietiamo la vanità di comparire con stile elevato ed ostruso: l’ attillatura nelle vesti, scarpe, e la indecenza nei capelli, che assolutamente vogliamo siano corti e negletti; la familiarità coi Secolari…..
«Diamo l’ ubbidienza formale che niuno lasci introdurre nelle Case di abitazione nei Paesi delle Missioni donna alcuna, e proibiamo in Missione confessare donne nelle ore pomeridiane. Queste sono le nostre sante antiche usanze…….
«Si impieghi il tempo libero a studi non capricciosi, ma della Teologia, Morale, Apologetici di nostra Religione….. Il credere sapere abbastanza è un’ orgogliosa persuasiva……
«Niuno tenga libri come propri, essendo contro lo spirito di Povertà…. Chi non è Confessore di donne non tratti con esse nemmeno in Collegio.
«Facciamo noto a tutti, che oltre le 3 Messe all’ anno, che ogni Sacerdote Congregato si applica per se senza limosina, il Capitolo Generale, animato di santo zelo vi ha destinate altre tre, anche senza limosina, una nell’ Ottava del Redentore, l’ altra nell’ ottava del Beato Alfonso, e la terza nell’ Ottava dell’ Assunta…..
Circolare per il 1° Centenario della Congregazione
Pagani, 24 Settembre 1832
Dilettissimi Padri e Fratelli in Gesù Cristo,
«…..La Congregazione, la nostra comun Madre nel dì 9 di novembre di quest’ anno corrente già a terminare va l’ Anno Centesimo, dacché Ella nacque gloriosa in mezzo alle tempeste di un Mondo, in cui la sfrenata licenza, il lusso, la delicata mollezza, la prepotenza, l’ inimicizia, l’ ignoranza sedevano superbamente in Trono, e facevano orrida strage e rovine all’ Universo.
«E quantunque in quei giorni ci fossero degli Eroi, e degli Ordini Religiosi, intenti a purgare il Regno Cristiano da scandali, a svelare errori, pur tuttavia Iddio benedetto fè sorgere il nostro Beato, il nostro insigne Fondatore Alfonso M.a de Liguori, che a forza di stenti, di lacrime, e di fatiche, stabilì quell’ Istituto che distinguendosi fra gli altri, quale Stella luminosa fra gli Astri di una notte oscura, o pure simile a quel Candeliere d’ oro, riposto da Mosè nel Tabernacolo; Candeliere che illuminava non solo la Mensa, ma il Santuario ancora e l’ Altare.
Fece sorgere, dico, quell’ Istituto, con cui fece così abbattere con robustezza l’ empietà delle genti, la perfidia dei malevoli, e fece rinascere nel cuor dell’ uomo la devozione, il fervore, lo Spirito del Cristiano.
«Quindi la Fede, la Pietà, il Tempio, il Sacerdozio, la Chiesa alzano maestosa la fronte, scuotono dal capo la polvere, i suoi Ornamenti ripigliano l’ antico splendore.
«A ragione dunque, Padri e Fratelli miei, colle mani giunte, e colla fronte china dovete adorare, e benedire il misericordiosissimo Dio per aver dato alla Chiesa sì forte sostegno.
«Voi specialmente che fra tanti siete i prescelti e contradistinti; voi, dico, che fate parte di questo Nobilissimo Istituto, ed avete l’ onore di marciare sotto le gloriose Bandiere di Gesù Redentore: voi, suoi figli prediletti, dovete essere i primi a rendergli in tale circostanza questo tributo di ossequi: Date Altissimo secundum datum ejus. Eccl. XXXV.
«Ritrovandoci Noi in quella carica, che contro ogni nostro merito la Divina Provvidenza ave a Noi affidata, destinato da Dio, ut praedicarem, al dire d’ Isaja, Annum placabilem Domino (II. 2.), ordiniamo colla presente, che in tutte le nostre Case in segno di roconoscenza si celebri un Triduo Solenne, da cominciare dal dì 7 novembre ed a finire nel giorno 9, e vogliamo che nei primi due giorni si faccia pubblica Esposizione del SS.mo, e si predichi; nell’ ultimo poi si canti Messa Solenne pro gratiarum actione , si predichi, e termini la funzione con solenne Te Deum.
«Esortando tutti nella pietà del Signore a ripigliare quell’ antico fervore, che nell’ attuale dissipamento di spirito a calde lagrime si deplora da nostri buoni Confratelli, e condurci in modo nel retto sentiero, onde potessimo progredire in quella vocazione santa, di cui siamo stati onorati e fatti degni. E nel tempo stesso ardere di dentro, e struggerci al di fuori di sacro fuoco per l’ onore di Dio…..
Gio: Camillo Ripoli Rett. M.re
Gio: Gius. Sabelli Segr.
Nel Libro della celebrazione delle Messe si leggono queste parole:
«P. D. Gio: Camillo Ripoli si distinse specialmente per l’ apostolico zelo nelle scabrose Missioni della Calabria, ove ha lasciato un nome immortale, nonchè per la sua umiltà, per la sua mansuetudine, per la prudenza, per la povertà, e per l’ esattezza nell’ osservanza regolare. In età di 70 anni, munito di tutti i Sacramenti, passò agli eterni riposi nel Collegio di Pagani a dì 16 Febbraio 1850.
Il Ritratto si trova a Pagani con la seguente iscrizione:
«Joannes Camillus Ripoli, Corati natus, C. SS. R. Rector Major a Fundatore V. Eximius verbi Dei praeco, sermonis suavitate, ad animi ac spiritus divisionem usque pertingens. Quot ad meliorem frugem revocaverit admiraatisunt Calabri, qui eum tamquam suum Apostolorum usque nunc venerantur. Mitis ac humilis corde ad regiminis fastigium evectus, ceteros non tam munere, quam regulari observantia omniumque exercitio virtutum anteibat. Potentimum Episcopatum costantissime recusavit. Tandem prolixae voletudinis igne probatus, ad palmam perrexit Nuceriae Paganorum XIV Kal. Mart. A.D. 1850, aet. suae LXX».
(Berth. 1208, 1209.
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Profilo tratto da
Biografie manoscritte del P. S. Schiavone
– vol.1 Pagani, Archivio Provinciale Redentorista.
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