(◊ in Italia) P. Emmanuele Ribera (1811-1874) (Ω in Italia)
Venerabile P. Emmanuele Ribera. Napoli, 1874.
Il Servo di Dio, Emanuele Ribera, conosciuto con il meritato titolo di “Conscientiarum moderator insignis” nacque a Molfetta, nella Puglia, da nobili genitori il 2 marzo 1811.
Si racconta che alla nascita, la casa dove si trovava, fu circondata da una chiarore straordinario e scossa fino nelle fondamenta: questo, agli occhi di tutti, fu un felice presagio.
Già da giovane era di una pietà angelica. Amico della solitudine, era attratto al pensiero del cielo, ad imitare il sacerdote all’altare, a visitare le chiese, a digiunare tutti i sabati in onore della Santa-Vergine. Ammesso in seminario, visse come un san Luigi Gonzaga; ricevette gli Ordini minori all’età di tredici anni; il vescovo di Melfi si compiaceva a sentirlo predicare.
Inoltre, ordinò ad Emanuele che aveva diciassette anni, di esporre davanti a lui, in Seminario, un corso di sante meditazioni.
Poco tempo dopo, ardente dal desiderio di avanzare nella perfezione, Emanuele sollecitò l’ammissione nella Congregazione di S. Alfonso a Napoli. Era già molto versato nella scienza dei santi; oracolo e consigliere di numerosi vescovi, di sacerdoti eminenti, di colti laici.
Dopo il noviziato, si dedicò alle missioni ed alla direzione delle anime. Il P. Ribera fu eletto per due volte Maestro dei Novizi.
Molto stimato da tutti quelli che lo conoscevano, aveva un profondo disprezzo di se stesso, chiedendo ad ogni momento consiglio. Anche se gravato da infermità, praticò costantemente l’abnegazione così difficile agli operai apostolici, soprattutto a quelli che esercitano un ministero laborioso.
La grande preoccupazione, sia in missione, sia in casa, era di imitare le virtù dei Santi e soprattutto di S. Alfonso. Eccelleva particolarmente nel ridare la pace alle anime afflitte, a calmare i falsi scrupoli, a far sopportare coraggiosamente le pene interiori.
In occasione di un’epidemia che fece migliaia di vittime, nell’assistere i moribondi la contrasse anche lui, e la salute ne fu scossa per il resto dei giorni.
Siccome le leggi civili emanate dal governo avevano chiuso i conventi, restò a Napoli con un compagno in una casa presa in affitto. Fino alla morte fu di una devozione instancabile nell’ascoltare le confessioni. Il suo confessionale era non circondato, ma assediato dalle persone che venivano in folla. Era stimato in tutte le classi della società, la sua dottrina mistica era sublime, e sembrava piuttosto ispirata che acquisita da risorse di talento.
Molti personaggi, di grande prestigio o di grande santità, non esitavano a consultarlo in diverse circostanze, ed a confessargli di non trovare uno uguale per la direzione delle anime.
Non omise mai di predicare durante la quaresima, di dare i ritiri spirituali, di occuparsi di monasteri di religiose e dei seminari. Tutti si chiedevano come un uomo di un fisico tanto delicato potesse fare fronte a tanti lavori e compiere insieme svariati doveri. Ma colui che non ha altro scopo che la salvezza delle anime, trova il mezzo per eseguire ciò che gli altri non osano neanche provare.
Infine; il giorno 8 novembre 1874 fu l’ultimo giorno di una vita trascorsa nella più perfetta innocenza. Al suo funerale non ci furono lacrime: per tutti era il santo. La fama della sua santità cresceva di giorno in giorno.
Il P. Ribera fu uno dei propagatori più attivi delle opere del Venerabile Padre Sarnelli. Compose un opuscolo intitolato: “Pensieri ascetici e mistici”, frutto della sua lunga esperienza. La sua vita fu scritta dal P. Antonio Di Coste redentorista.
– «Pretiosa in conspectu Domini, mors sanctorum ejus». Sal. 115.
Professione: 26 maggio 1831.
Ordinazione sacerdotale: 14 marzo 1835.