Redentoristi dello Zimbabwe
2010 – 50esimo Anniversario di storia.
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Redentoristi dello Zimbabwe
50esimo Anniversario di storia
di P. Ronald McAinsh, C.Ss.R.
La prima presenza Redentorista, nella Regione, risale al 1912 come parte dell’attività missionaria della Regione del Sud Africa. Nel 1960 la Provincia di Londra ha inviato due uomini in quella che si sarebbe poi chiamata Rodesia, perché il Sud Africa era appena diventata una Vice Provincia redentorista e non sarebbe più stata in grado di inviare uomini.
Nel 1989, quando il Sud Africa è diventato una Provincia redentorista, è stato chiesto a diverse Unità di dedicarsi alla missione in Zimbabwe. La Provincia di Vienna ha inviato due uomini che sono morti tragicamente di attacco di cuore nel giro di 6 mesi. Così il Superiore Generale di allora, Juan Lasso, ha fatto appello per un aiuto alla Provincia di Londra.
Scrive Padre Ronnie McAinsh: il mio primo reale contatto con lo Zimbabwe è arrivato quando io ero Maestro dei Novizi a Plymouth dove ho lavorato con i giovani della Formazione per 11 anni. Una mattina ho aperto una lettera del nostro Provinciale in cui mi si diceva che ero stato nominato Superiore della nostra Missione dello Zimbabwe, con l’incarico di rinnovare la vita redentorista in quel luogo.
A quell’epoca avevamo solo due sacerdoti nello Zimbabwe, entrambi cagionevoli di salute; uno viveva a Borrowdale e l’altro a Tafara. Stavo andando con un altro giovane sacerdote che, dopo aver ricevuto la sua lettera, ha supplicato il Provinciale di non inviarlo in Africa; quindi mi è stata assegnata l’assistenza di 2 giovani studenti redentoristi.
Abbiamo avuto una serie di difficoltà per ottenere i Permessi di Soggiorno per entrare nel paese, ma questi sono stati poi consegnati a dicembre del 1989.
Durante i primi mesi a Tafara ci sono stati degli alti e bassi. Avevamo pochissimi soldi, una sola automobile, e non potevamo mai fare a meno del quartiere indiano di Town, che pensavamo fosse il luogo migliore e più economico per gli acquisti.
La liturgia di Mabvuku e Tafara era un mistero per noi – le chiese piene zeppe, l’enorme numero dei giovani e la costante richiesta di Messe per i malati e le persone in fin di vita. Inoltre un gran numero di persone si rivolgeva alla Casa di Alfonso. E’ stato solo più tardi che ho scoperto che questo era solo un a parte del lavoro, perché cercavamo di soddisfare ogni persona che veniva!
Questi sono stati grandi anni, sebbene siano stati duri. All’epoca, la proprietà della Casa di Alfonso era molto ridotta. L’attuale aula era la cappella, e luoghi come Nostra Signora (il grande edificio per gli studenti con il suo laboratorio di computer, biblioteca e grande sala), Marianella (la nostra residenza per i Postulanti) e la Casa per i Ritiri non esistevano. Non c’erano neanche il grande refettorio, la camerata dei professi o quella degli studenti nella Casa principale.
Il nostro cuoco, Sr. Richard, si è occupato di noi molto bene in quei primi giorni, come ha fatto una moltitudine di giardinieri ed altri aiutanti. Il paese era stabile e c’era una generale aria di speranza nelle parrocchie delle città in cui operavamo. Infatti, in quegli anni siamo stati in grado di costruire la grande nuova chiesa a Mabvuku, dedicata alla Madre del Perpetuo Soccorso, di ampliare la chiesa di Tafara, e di costruirvi la sala comunitaria.
Noi abbiamo immediatamente iniziato con una vita regolare di preghiera. Questo è stato il fondamento della nostra vita redentorista: preghiera del mattino, meditazione e Messa alle 6,30, preghiera del mezzogiorno – che spesso perdevamo perché non riuscivamo a ritornare da Town – e preghiera della sera con meditazione intorno alle 18,30. Avevamo portato nel bagaglio dal Regno Unito un televisore di seconda mano, ma non funzionava; così le sere venivano trascorse tranquillamente – sebbene molto spesso ci sembrava di essere ai funerali del sobborgo fino alle 9,00 o 10,00 di sera.
Abbiamo fatto molti errori in questo primo periodo. Non capivamo la cultura e abbiamo spesso dovuto imparare come venivano fatte le cose in questo nuovo ambiente.
Nel 1991, abbiamo deciso di formare il nostro primo gruppo di lavoro per le vocazioni. A questo gruppo si sono uniti molti giovani e così la nostra famiglia ha cominciato a crescere. Dal momento che eravamo determinati fin dall’inizio a non essere semplicemente un gruppo di sacerdoti nello Zimbabwe, ma una famiglia di religiosi, abbiamo rapidamente incoraggiato la vocazione dei Fratelli – uomini che hanno scelto di non essere ordinati sacerdoti – ma che hanno voluto condividere la grande avventura redentorista. Oggi ci sono 6 fratelli con professione perpetua, tutti laureati in teologia. La presenza dei nostri Fratelli ha completato il lavoro di coloro che sono stati chiamati al sacerdozio nella nostra Regione, ed hanno dato una qualità speciale alla nostra vita religiosa redentorista nello Zimbabwe.
Una delle nostre grandi tradizioni redentoriste è la predicazione delle Missioni. Durante i primi anni ho organizzato pochi ritiri, specialmente per Sacerdoti, Fratelli e Suore – ma desideravo fortemente predicare una missione. La lingua era un ostacolo. Comunque, c’è stata una apertura quando il Parroco della Cattedrale di Harare, Padre McCabe, mi ha invitato a predicare lì una Missione. E’ stata una esperienza straordinaria; sebbene la Missione iniziava alle 18,00 di ogni pomeriggio, la chiesa era sempre piena a partire dalle 17,30 , ed era necessario portare delle sedie e degli altoparlanti, in più, fuori. E’ stata una grande esperienza che mi ha confermato la “fame” che ha il popolo dello Zimbabwe per la Parola di Dio, predicata con convinzione e vigore.
Con il passare degli anni, altre Missioni similari sono state predicate in altre Parrocchie di Harare, specialmente, a Borrowdale, Rhodesville, Mablereign e Mt. Pleasant, e inoltre nella Cattedrale di Bulawayo, (due volte), così come in altre due Parrocchie della stessa città. In entrambi le grandi città sono iniziate le Missioni nelle scuole. E così il nostro lavoro privilegiato di predicare il Vangelo a tutti – specialmente a coloro che hanno lasciato o perso la fede – ha preso il volo.
Da allora, ho predicato Missioni con i Redentoristi dello Zimbabwe nelle Parrocchie del Sud Africa, e sono certo che questo lavoro andrà avanti.
Devo dire che sono orgoglioso del modo in cui i Redentoristi vivono il carisma di S. Alfonso, e sono dedicati nell’assistere i più abbandonati ed i poveri attraverso la predicazione, le opere di misericordia e gli apostolati sociali, diffondendo la Parola attraverso la libreria ed i media, ed educando le persone in molti momenti di vita. Ad essi ripeto le parole del Vangelo “Bene, servi buoni e fedeli”.
E aggiungo questo alla promessa di S. Alfonso, che c’è una grande corona che aspetta in cielo tutti coloro che vivono e muoiono come Redentoristi.
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