Redentoristi Mondo Uruguay 2013

Redentoristi di America Latina – Uruguay.
2013 – Spiritualità e Missione: P. Vittorio Lojodice.

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31ottobre2


Redentoristi di America Latina – Uruguay.
2013 Spiritualità e Missione – Testimonianza di un santo missionario:
P. Vittorio Lojodice (in spagnolo Víctor Loyódice).
di don Raul Diaz Corbo.

Nel contesto della Missione Continentale [lanciata dai Vescovi latino americani ad Aparecida nel 2007] desidero condividere con i lettori di “Entre Todos” la testimonianza di un santo missionario che evangelizzò la nostra terra. il Servo di Dio P. Vittorio Lojodice.

Vittorio Lojodice nacque a Corato, una delle più importanti città della provincia di Bari, il 25 luglio 1834. I suoi genitori erano Giuseppe e Marianna Lojodice Bennet, era secondo di quindici figli. Morì a Montevideo ai 81 anni di età.

La sua vocazione religiosa
Ancora giovane entrò nella Congregazione del Santissimo Redentore. Un compagno di classe ha detto: “Lojodice volava come un’aquila, è stato il primo in tutto, anche nella poesia”.
Ricevette l’abito religioso dei Padri Redentoristi il 3 marzo 1851 ed è stato ordinato sacerdote il 19 settembre 1857.
A Roma fu nominato professore di filosofia. Stava svolgendo questo compito quando seppe che si richiedevano missionari italiani per fondare la Congregazione del Santissimo Redentore a Madrid. Per questo lavoro furono inviati tre redentoristi italiani e Lojodice era il solo a saper parlare la lingua spagnola.
Dopo l’importante lavoro nel quale ha fondato diverse case della sua Congregazione e predicato numerose missioni e conferenze spirituali, fu inviato in Argentina.

Mise piede sul suolo americano il 22 novembre 1884. L’allora arcivescovo di Buenos Aires, il vescovo Federico León Aneiros, aveva già ricevuto i Padri Redentoristi tedeschi dando loro in uso il Santuario di Nostra Signora delle Vittorie. In questo luogo padre Lojodice svolse il suo ricco apostolica.
Infine, dopo alcuni anni, si trasferisce a Montevideo nel 1897.

Giunto nella città di Montevideo aspettava l’ora di vedere inaugurato il Santuario della Madonna del Perpetuo Soccorso ubicato in Via Tapes. Per il giorno di inaugurazione giunsero dalla vicina sponda 600 argentini a bordo di due piroscafi. Tutti figli spirituali del padre Lojodice.
Il suo spirito missionario era infaticabile, per cui dopo la sua morte si è detto: “Padre Lojodice appariva come uno di quegli uomini straordinari che il Signore manda di tanto in tanto alla sua Chiesa per confortarla e per propagare la virtù. Città, paesi e villaggi, scuole, comunità e prigioni, prelati, clero regolare e secolare, giudici e operai, piccoli e grandi ascoltarono commossi la parola dell’umile missionario, che sulle sue labbra era luce, fuoco, spada e balsamo”.

Padre Lojodice coniugò il ministero apostolico con la sua attività letteraria. E anche se grande era il flusso della sua scienza, la sua modestia non lo fu di meno.
Aveva uno spiccato senso dell’umorismo e delle qualità delle persone. Coloro che lo avvicinavano si partivano da lui edificati dalla sua conversazione.
Era affabile, accogliente e molto grato per qualsiasi servizio gli si prestasse.
Dedicava molto tempo a confessare i fedeli e questi lo cercavano chiedendo di lui: ” Ci sta il santo?”. La sua fama di santità cresceva.
La morte non lo ha trovato impreparato, anzi al contrario. Ogni giorno si affidava a San Giuseppe per ottenere una felice e beata morte. E così è stato.
Nel suo ultimo giorno di vita trascorse il pomeriggio seduto su una poltrona, mentre i sacerdoti che lo accompagnavano gli suggerivano delle giaculatorie. Morì in un’agonia tranquilla e circondato da confratelli Redentoristi. Erano le 17,30 del 10 gennaio 1916 quando padre Vittorio Lojoodice rese la sua anima.

” Misero il corpo del compianto Padre nel presbiterio della nostra chiesa, chiusa in umile bara circondata da lumi. Vestito con l’abito della Congregazione, con il crocifisso tra le mani, sembrava dormire un sonno tranquillo.
Subito che si diffuse la notizia della sua morte per la città, cominciò a giungere in chiesa ogni ceto di persone, la folla che circondava la bara portava a contatto del suo corpo rosari, immagini e altri oggetti; tutti baciavano le sue spoglie e lo acclamavano come un santo. A tal punto arrivò l’entusiasmo delle persone che si dovette chiudere la bara, perché avevano cominciato a tagliare part delle vesti e dei capelli, e di portarseli come reliquie”.
Fu sepolto nel cimitero di La Teja e più tardi i suoi resti sono stati traslati con grande solennità nella sua parrocchia di Tapes. Il Cardinale Barbieri presiedette la traslazione insieme a numerosi sacerdoti e fedeli.

La Parrocchia della Madonna del Perpetuo Soccorso e S. Alfonso conserva come reliquia, oltre ai suoi resti, la poltrona dove morì, le lenzuola che toccarono il suo corpo, un ciuffo di capelli e la croce processionale utilizzata nel giorno della traslazione dal cimitero.
Il suo ultimo luogo di riposo è in detta parrocchia ai piedi del l’immagine di Gesù Crocifisso. L’iscrizione sulla lapide dice: + Servo di Dio Vittorio Lojodice – 10 gennaio 1916.

Processo di Canonizzazione
Durante l’apertura del processo di canonizzazione deposero un numero di testimoni tra cui Mons. Pio C. Stella che così si è espresso:

“Il sottoscritto, Pio Gaetano Stella, Vescovo titolare di Amizon e Ausiliario di Montevideo, alla presenza di Dio e della coscienza, dichiara di aver conosciuto il R. P. Vittorio Lojodicee trattato con lui dal maggio 1898 fino alla sua morte, più o meno spesso, ma più da vicino per otto anni, dal 1898-1906, soprattutto nei 5 o 6 mesi che ha accompagnato il sottoscritto nel suo giro di Visita Pastorale e missioni in tutta la Repubblica.

Del detto R. Padre in coscienza dichiaro quanto segue:

  • 1 – Che il sottoscritto, come tutte le persone, lo ritenevamo come un santo.
  • 2 – Che non ho mai visto in lui un minimo segno di impazienza nelle contraddizioni.
  • 3 – Che non è mai uscita dalle sue labbra la minima parola di mormorazione, anzi era la stessa carità nelle sue parole e intuizioni.
  • 4 – Si coricava alle 11 di notte e si alzava alle 4 del mattino.
  • 5 – Digiunava perpetuamente.
  • 6 – Ciò nonostante, senza precipitazione, ma con diligenza, malgrado i suoi molti anni lavorava nel suo ministero dalla mattina alla sera, predicando di solito due volte al giorno.
  • 7 – Era la stessa tenerezza e mansuetudine, senza turbarsi mai nelle contraddizioni.
  • 8 – Predicava molto bene, con chiarezza e semplicità ammirevole.
  • 9 – Sul suo volto brillava la sua santità e virtù interiore, in maniera tale che bastava guardarlo per restarne edificato.
  • 10 –In tutto il tempo che ho trattato con lui, mai l’ho trovato in ozio.
  • 11 – Il medico che lo assisteva nei suoi malanni, il dottor D. Luis Pedro Lenguas, mi confidò, due anni prima della morte del Padre Vittorio, che egli era un miracolo vivente, perché trascorreva ore e ore confessando tranquillamente seduto su piaghe aperte.

Questa è la cosa principale che ha attirato la mia attenzione durante la sua vita, e perciò l’ho sempre ritenuto un santo.
Pio C. Stella, Vescovo tit. di Amizon e Ausiliare dell’Arcivescovo di Montevideo”.

(traduzione dallo spagnolo: P. Salvatore Brugnano)
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2013 – Uruguay. Nella chiesa di Nuestra Señora del Perpetuo Socorro y San Alfonso (detta di Tapes) sono conservati i resti mortali e i ricordi del P. Vittorio Lojodice. – La presenza redentorista autonoma è venuta meno col tempo. I contatti pastorali sono assicurati dalla Provincia redentorista argentina. È in atto la costituzione di una Comunità Redentorista Interprovinciale.
2013 – Montevideo, Uruguay. Nella chiesa di Nuestra Señora del Perpetuo Socorro y San Alfonso (detta di Tapes) sono conservati i resti mortali e i ricordi del P. Vittorio Lojodice. – La presenza redentorista autonoma è venuta meno col tempo. I contatti pastorali sono assicurati dalla Provincia redentorista argentina. È in atto la costituzione di una Comunità Redentorista Interprovinciale.