Redentoristi di Olanda e Suriname
2009 – Bicentenario della nascita del Beato Donders.
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Redentoristi di Olanda e Suriname
Nel bicentenario della Nascita del Beato Peter Donders (giugno 2009)
Omelia del P. Joseph Tobin, C.Ss.R., Superiore Generale
Un altro pianeta
Il mese scorso ho partecipato ad una assemblea di superiori redentoristi in America Latina. Tra i confratelli presenti all’incontro c’era Padre Vicente, un giovane superiore provinciale del Brasile, che è anche responsabile dei Redentoristi del Suriname. Quando ha riferito dei confratelli di questo paese, Padre Vicente ha parlato con grande entusiasmo della missione, ma ha anche enfatizzato quanto il paese fosse differente dal Brasile, ed ha ripetuto più volte la frase “il Suriname è un altro pianeta!”.
Se qualcuno da un paese vicino può fare una tale autorevole affermazione, possiamo immaginare che Paramaribo e Batavia sono lontani anni luce da Tillburg e dal resto dei Paesi Bassi. Appena 167 anni fa, quando un giovane sacerdote di nome Peter Donders si è trasferito a Paramaribo, il Suriname rimane una terra bella ma aliena, per il visitatore.
Una vocazione unica
Il paese del Suriname non è il solo elemento inusuale nella biografia del Beato Peter Donders. Tra i santi e i beati canonizzati dei Redentoristi, solo Peerke è stato inizialmente respinto dalla nostra Congregazione. Dopo che i Redentoristi, i Gesuiti ed i Francescani avevano chiuso le loro porte a questo umile figlio di Tillburg, Dio gli ha permesso di diventare un sacerdote diocesano e poi un missionario nel Suriname. Ventiquattro anni dopo i Redentoristi lo hanno seguito in quella terra lontana ed hanno scoperto che Peerke stava già vivendo l’ispirazione del nostro Fondatore, S. Alfonso. Peerke ha sempre espresso una profonda gratitudine verso i Redentoristi per averlo finalmente accettato nella Congregazione; siamo noi, i suoi confratelli, che dobbiamo vergognarci per la nostra vista corta ed avvicinarci a questo uomo beato con umiltà e cuori pronti ad imparare.
Può la strana vita di Peter Donders, iniziata in questa città due secoli fa e finita fra le giungle, fiumi e piantagioni di Surinam, esserci ancora oggi d’insegnamento? O dovremmo vederlo come un’opera d’arte bella ma esotica da ammirare ma non da imitare?
Un modo di vivere esotico?
La lezione più fondamentale della sua vita è certamente il modo in cui egli ha capito il grande mistero che continua ad affascinare uomini e donne: la possibilità del vero amore. Prima di tutto, Peerke si è reso conto che era amato – preziosamente, ogni giorno, ed eternamente – dall’Unico che “ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio……” (Gv, 3,16). Per lui, il Cristianesimo non è semplicemente una serie di credenze o un codice morale; piuttosto, fondamentalmente, è un incontro con una Persona, Gesù Cristo. Egli ha compreso l’insegnamento di Gesù secondo cui bisogna incontrare Dio nella preghiera ma anche nel servizio amorevole verso gli altri. Così, Peerke ha imparato che la sua vita era un dono, un dono che avrebbe raggiunto la sua piena espressione solo nel dare senza riserva a Dio ed ai suoi seguaci.
“Non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità”
La gente non si stanca mai di parlare di amore. Basta andare al cinema, ascoltare un’opera, o leggere una poesia, per capire come l’amore continui ad affascinare gli esseri umani. La vita del Beato Peter ci dimostra che il vero amore non può semplicemente essere discusso od osservato; esso deve essere finalmente vissuto in scelte e gesti concreti, questa è l’esortazione dell’apostolo Giovanni che abbiamo ascoltato alla conclusione della prima lettura: “non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità” (1 Gv 3,18).
Il Beato Peter Donders non ha speculato sull’amore. Sembra che egli abbia scritto solo 52 lettere nel corso dei 45 anni di lavoro missionario nel Suriname. Peerke è stato un uomo d’azione e la sua comprensione sull’amore è espressa con i fatti, non con sublimi parole o complicate teorie. Voi lo conoscete con i quadri e le icone che cercano di catturare la concretezza del suo amore. Queste opere rappresentano Peerke che cura le ferite dei lebbrosi o che istruisce pazientemente gli indigeni del Suriname. Lasciatemi richiamare alla mente altre due immagini di quest’uomo. Per quello che essi non sono quadri che ritraggono questi gesti d’amore. Mi riferisco al suo sigaro ed alla sua fisarmonica.
Rispetto
L’ultima volta che ho visitato l’ex colonia di lebbrosi di Batavia, uno dei confratelli si è diretto verso un’area isolata ai limiti del campo. Lì, ha spiegato, era dove Peerke avrebbe fumato. Perché non fumava in presenza dei lebbrosi? E intanto il resto delle autorità fumava costantemente per scacciare il fetore dei lebbrosi. Il Beato Peter non lo faceva mai, semplicemente come segno di rispetto per i suoi fratelli e sorelle sofferenti. Per lui, i lebbrosi erano figli di Dio, fratelli e sorelle di Gesù – non clienti, statistiche o semplicemente anime da salvare. Il suo amore per loro era di rispetto.
Creatività
Quando era vicino ai sessanta anni, il Beato Peter ha iniziato un apostolato tra gli indigeni del Suriname. Egli ha rapidamente riconosciuto che i metodi pastorali che ha usato nella città di Paramaribo o al lebbrosario di Batavia non avrebbero funzionato tra gli indigeni. Così ha iniziato a predicare il Vangelo in nuovi modi. Ha scoperto che la musica avrebbe attratto la gente e, durante la sua terza età, ha imparato a suonare la fisarmonica. Il suo amore per loro era creativo. Quando egli è morto, gli indiani si sono lamentati, “ora chi ci insegnerà a cantare?”
Il messaggio di Peerke
Torniamo sulla domanda che abbiamo proposto prima in questa riflessione: può la vita del Beato Peter Donders parlarci anche oggi? Credo che possiamo rivelare un importante cambiamento in lui durante i suoi settantasette anni. Nel suo ministero verso i poveri abbandonati, egli era da prima motivato da un senso di dovere. A poco a poco, ha scoperto una grande soddisfazione nel servire i poveri. Ma, infine, si è reso conto che era effettivamente uno di loro, un altro povero infinitamente amato da Dio, insieme con i suoi fratelli e sorelle.
Tale solidarietà era prodotta dal modo in cui viveva i due comandamenti dai quali “dipendono tutta la Legge e i Profeti” (Mt. 22,40). Amando Dio con tutto il suo cuore, con tutta la sua anima, e con tutta la sua mente, Peerke ha scoperto che può amare il suo prossimo come se stesso. Il suo amore per Dio era semplicemente una risposta allo stesso Dio che lo amava per primo, portandolo alla convinzione che questo Dio amasse gli altri nello stesso modo. Dopo una vita di pratica, egli ha scoperto la solidarietà fondamentale a cui ogni essere umano è chiamato.
Peerke ha un messaggio speciale per noi, i suoi confratelli della Congregazione del Santissimo Redentore. Con l’occhio della vostra mente, lo potete vedere come si avvicina a noi: sorridente, vestito con una tonaca stracciata, con una fisarmonica sulle sue spalle? Certamente, non sta fumando, per non offenderci. Cosa dice? Il suo messaggio per noi, suoi fratelli, è questo: “Se volete essere felici, rimanete vicini al Signore in una preghiera grata, fate attenzione al pianto degli abbandonati, andate a loro e Gesù vi insegnerà a cantare”.
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