Redentoristi di Roma-Merulana in Brasile.
2013 – Omelia del P. Generale, Michael Brehl all’apertura dell’Anno Vocazionale Redentorista.
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Redentoristi di Roma-Merulana in Brasile
Omelia del P. Generale, Michael Brehl all’apertura dell’Anno Vocazionale Redentorista.
Durante i festeggiamenti in onore di s. Alfonso, il 1° agosto, nella parrocchia a lui dedicata in Rio de Janeiro (RJ) si è celebrata la messa solenne., durante la quale è avvenuta l’apertura ufficiale dell’Anno della promozione Vocazione Missionaria Redentorista.
Il Superiore Generale della Congregazione del Santissimo Redentore, P. Michael Brehl, ha parlato delle aspettative per questo anno speciale e anche della vita del fondatore dei Redentoristi, S. Alfonso Maria de Liguori. H sottolineato tre insegnamenti di sant’Alfonso, che dovrebbe essere seguiti come esempio: essere vicini alle persone, ascoltare con rispetto e accompagnare con compassione e speranza.
Cari fratelli e sorelle, Cari amici,
È un grande privilegio per me e per Padre Alberto essere con voi e celebrare la festa di s. Alfonso, patrono di questa parrocchia. Oggi, in tutto il mondo, i missionari Redentoristi stanno iniziando un anno speciale di promozione vocazionale missionaria Redentorista. Che gioia celebrare questo importante momento con voi qui a Rio de Janeiro, dove si è celebrata la Giornata mondiale della Gioventù insieme al Papa e ai giovani di tutte le Nazioni!
S. Alfonso fu il primo missionario Redentorista. Aprire quest’anno vocazione redentorista durante la festa, è estremamente opportuno. S. Alfonso ci può insegnare molte cose sulla nostra vocazione missionaria, ma oggi vorrei parlare solo di tre. Durante quest’anno, possiamo scoprire insieme molte altre dimensioni importanti, ma oggi, scopriamo solo tre punti!
S. Alfonso ci insegna che la vocazione missionaria Redentorista significa vicinanza alla gente, ascoltare le persone con rispetto e accompagnare le persone con compassione e speranza.
- 1. Vicinanza alla gente. S. Alfonso crebbe molto a contatto con la gente comune. Suo padre lo iscrisse come volontario presso l’ospedale dove erano curate le persone sole e abbandonate. Suo padre lo portava al carcere per visitare i condannati a morte. Ha anche insegnato ad Alfonso a chiedere l’elemosina per aiutare le famiglie che sarebbero senza un marito o un padre. Il papà di Alfonso sentiva che era importante per suo il bambino conoscere personalmente le persone comuni che affrontavano difficoltà e sfide reali. Alfonso imparò bene la lezione. Non ebbe mai timore delle persone che erano diverse o povere o svantaggiate.
Quando fu giovane sacerdote, Alfonso so trovò sulle montagne attorno a Scala per prendere un po’ di riposo. Lì incontrò molti pastori con le loro famiglie, che non conoscevano Gesù Cristo. Vivevano nella povertà lì, sulle alture, abbandonati dalla Chiesa e dalla società.
Alfonso trascorse il periodo di riposo insieme a loro, raccontando loro storie del Vangelo. Si è avvicinato talmente a loro, da farli entrare nel suo cuore. E capì che doveva fare qualcosa per loro e con loro. In quelle montagne, Alfonso scoprì la sua vocazione missionario Redentorista.
Ma questa vocazione era stata preparata nella sua famiglia, nella cura dei suoi genitori verso i vicini di casa, specialmente i poveri e gli abbandonati. Alfonso sapeva che doveva essere vicino alla gente, con le braccia e il cuore aperti – come il Cristo Redentore sul Corcovado! E la stessa cosa dobbiamo fare noi.
- 2.Ascoltare con rispetto. – Alfonso era brillante negli studi. Comprendeva i misteri della filosofia e della teologia meglio di alcuni suoi insegnanti. Da giovane sacerdote divenne famoso predicatore e confessore. Pensava di avere risposte alla maggior parte delle domande che la gente faceva e che lui stesso aveva avuto. Poi cominciò a predicare al popolo abbandonato dell’interno e ascoltava le loro confessioni. E lì ha scoperto che aveva ancora molto da imparare. Ascoltava con rispetto quelle persone comuni che amavano Dio e desideravano vivere meglio. Scoprì che doveva cambiare molte delle idee che aveva. Imparò che Dio era molto più grande di quanto aveva compreso fino allora.
Anni più tardi, S. Alfonso riconobbe che tutto quanto sapeva di teologia morale, lo aveva imparato dall’ascoltare le confessioni di uomini e donne povere che venivano a lui con i loro problemi e le loro speranze. Egli ascoltava con rispetto e riconosceva che Dio agiva già nella vita di quelle persone. Scoprì che Dio ama tutti e che Gesù Cristo è l’amore di Dio fatto carne.
Aveva bisogno di annunciare questo messaggio a tutte le persone. Ascoltando e collaborando con i poveri ed abbandonati Alfonso scoprì che senso avesse realmente la sua vocazione missionaria Redentorista.
Riscoprì la passione per Gesù e la passione per il popolo, una passione più grande di quanto egli avesse immaginato.
- 3. Accompagnare con compassione e speranza. – Stando vicino agli abbandonati e ai poveri e ascoltandoli con rispetto, Alfonso realizzò che tutto doveva essere cambiato. I missionari che si erano uniti a lui avrebbero dovuto vivere tra gli abbandonati ed i poveri, vicino a loro, non chiusi nei confortevoli conventi. Le strutture della società dovevano essere trasformate, affinché ciascuno potesse vivere con dignità.
Egli sapeva che, se vogliamo vivere in pace e sicurezza, è necessario costruire una società più giusta.
Lavoro e formazione sono strumenti chiave per la nostra società. Per far cessare la tratta di esseri umani e la prostituzione, deve essere rispettato il ruolo delle donne, dandole accesso ad un lavoro onesto. Per proteggere la dignità dei bambini, devono essere creati spazi sicuri dove poter crescere nell’amore, nella comunità e nella sicurezza.
“Il mandato poi di evangelizzare i poveri, affidato alla Congregazione, abbraccia tutta la persona umana che deve essere liberata e salvata.” (Costituzione 5). Lo scopo della nostra attività missionaria è creare e consolidare comunità di fedeli che siano segno della presenza di Dio nel mondo “(Costituzione 12).
S. Alfonso scoprì che la vocazione missionaria Redentorista è un appello alla Comunità e all’impegno. È una vocazione che viviamo in collaborazione con tutti gli uomini e donne di buona volontà. I missionari Redentoristi sono Testimoni e Missionari dell’abbonante redenzione per tutti!
Durante la Giornata mondiale della Gioventù, Papa Francesco ci ha sfidato a riconoscere sempre più che Dio sta chiamando ciascuno di noi a questa vocazione missionaria.
Dio ci sta chiamando oggi come ha chiamato S. Alfonso quasi trecento anni fa. La maggior parte di voi risponderà a questa chiamata all’interno del Sacramento del matrimonio, come buoni cristiani, come genitori e parrocchiani. Molti di voi hanno risposto come volontari e come famiglie accoglienti durante la Giornata mondiale della Gioventù.
Qui, nella parrocchia S. Alfonso, voi avete creato una comunità di vicinanza, ascolto e accompagnamento, una comunità che è un segno della presenza di Dio nel mondo.
Voi nutrite e promuovete una cultura della vocazione in cui tutti i discepoli cristiani riconoscono la nostra vocazione missionaria oggi. Voi siete anche testimoni e missionari: nelle vostre case, al vostro posto di lavoro, nella vostra parrocchia e nella vostra Comunità.
Alcuni di noi siamo chiamati ad una espressione più formale di questa vocazione missionaria come Redentorista sacerdoti, fratelli, suore e laici missionari. Voi potete fare la differenza nel mondo: come risponderete? Come Maria, nostra madre, come Sant’Alfonso nostro patrono e San Gerardo Majella.
Per favore, dite «Sì». Abbiamo bisogno di voi.
Insieme, fedeli e sacerdoti, genitori e religiosi, bambini e giovani: siamo Testimoni e Missionari della Redenzione nel mondo di oggi.
Viva l’abbondante Redenzione! Viva la Madre del Perpetuo Soccorso! Viva sant’Alfonso! Viva i Missionari Redentoristi!
P. Michael Brehl, C.Ss.R.
Superiore Generale Redentorista
1° Agosto 2013
(Traduzione dal portoghese: P. Salvatore Brugnano)