Redentoristi Mondo Italia SudAfrica 2013

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2013 –  Noviziato redentorista in Sudafrica.

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Noviziato redentorista in Sudafrica
2013 – Esperienza di un novizio redentorista italiano che lavorava al Politecnico di Torino – di Massimiliano Mura

Mi è stato chiesto di dare una breve testimonianza sul noviziato che sto vivendo in Sudafrica. Ed eccomi. Prima di tutto vorrei brevemente raccontare dei sentimenti che ho provato nel sapere che avrei svolto questo anno così importante per la mia vita in un luogo così lontano.

Premetto che non ho mai desiderato andare “in terre di missione”; a questo proposito ricordo, per esempio, quando stavo finendo ingegneria che alcuni miei colleghi, spinti da una mozione di generosità, mi dicevano: “Ah, quanto ci piacerebbe fare un periodo di volontariato nell’America Latina o in Africa”; ed io replicavo loro più o meno con queste parole: “Ah, è pieno pure qui di gente che ha bisogno della nostra buona volontà!”.

Da seminarista redentorista ho rafforzato ancora di più questa concezione: i più poveri e i più abbandonati ai quali siamo chiamati ad annunciare la buona parola spesso sono i vicini di casa, o il confratello che vive sotto lo stesso tetto! Per cui, tra le mie ambizioni segrete e inconfessabili non c’era quella di andare “lontano”. Ma come capita spesso nella vita, ecco che si aprono porte inaspettate. Così a metà luglio scorso ho saputo che da lì ad un mese sarei partito per il noviziato in Sud Africa. Paura, gioia, dubbi, sbrigare una marea di pratiche burocratiche, adeguare le mie fantasie a ciò che sarebbe stato il noviziato reale. Sì, I miei piani erano diversi.

Ma come è scritto nel libro di Isaia (Is 55,8) “I miei pensieri non sono i vostri pensieri, e le vostre vie non sono le mie vie”. Ed io aggiungo: «Meno male! I tuoi pensieri, o Signore, sono molto più belli dei nostri e le tue strade sono molto più lungimiranti e luminose delle nostre!» Con questo spirito ho affrontato lo shock del primo periodo, con la certezza che si stesse compiendo la volontà di Dio in me. In brevissimo tempo, questa casa di noviziato è diventata per me il più bel posto del mondo, il luogo dove oggi sono chiamato a vivere, ad essere uomo di Dio e a testimoniare in modo del tutto ordinario che Dio ama pazzamente ogni uomo.

Dopo questo preambolo, vorrei presentarvi i miei compagni di viaggio: il maestro, P. Augustine (Kenya); il socio del maestro, P. Scott (Sudafrica); gli altri 5 novizi: Peter (Zambia), Kuda (Zimbabwe), Titus (Kenya), Cornelius (Kenya) e Lennon (Zimbabwe). Con loro divido e condivido la mia vita, la preghiera quotidiana, il mio cammino, il mio tempo, gli spazi, i pasti, il lavoro, le avventure, i momenti di ricreazione, le partite di pallone. Come finite di leggere l’articolo, fate una preghiera per loro!

Passiamo ora alla logistica: la casa del noviziato. Essa è in campagna, a 10 km dal centro abitato di Howick (circa 10.000 abitanti), nella regione del Kwa Zulu Natal (la terra natale della tribù degli zulù), nella parte orientale del Sud Africa, a 100 km dall’Oceano Indiano e dalla moderna e grande città di Durban.

Ma torniamo alla casa: la nostra casa è una ex fattoria, in cui abbiamo tutto quello che ci serve: una bella cappella, una biblioteca, una cucina luminosa, un largo refettorio, alcune sale comuni, le camere da letto e i bagni comuni; nell’appezzamento di terra in cui è ubicata la casa abbiamo anche un bel pollaio, da cui ricaviamo tutte le uova e gran parte delle galline che mangiamo; ed un orto, che, se arriviamo prima delle scimmie, ci permette di risparmiare sulla spesa settimanale fornendoci cavoli, spinaci, peperoni, pomodori, cipolle, mais e patate…
Per quanto riguarda i servizi di acqua, corrente ed internet, beh, delle volte abbiamo qualche problema; scherzando tra di noi diciamo: “quando c’è l’acqua non c’è la corrente, quando c’è la corrente non c’è internet, e quando c’è internet non c’è l’acqua”; a dire la verità, non è che funziona esattamente in questo modo, delle volte siamo più fortunati, delle volte più sfortuna- ti…; ma tale espressione rende molto bene l’idea di quello che di fatto sperimentiamo. Anche se, delle volte, questi “inconvenienti” ci creano dei disagi, sto trovando in essi una grande lezione sapienziale, su quanto poco “le cose” dovrebbero influenzare la mia vita.

A questo proposito, ricordo per esempio quando lavoravo al Politecnico di Torino e capitava che mancasse la corrente: tutti uscivamo dai nostri uffici verso il corridoio, e lì, guardandoci in faccia con lo sguardo un po’ smarrito, non sapevamo più cosa fare. Ora, quando manca la corrente, so cosa fare!

La nostra giornata “tipo” inizia alle 6.15 in cappella con la preghiera del mattino e a seguire la messa, che generalmente termina alle 7.45; sino alle 9 abbiamo poco più di un’ora per la colazione e per le pulizie quotidiane degli spazi comuni. Dalle 9 alle 11.30 abbiamo due ore di lezione (con pausa) sulla vita religiosa, sul discernimento interiore, sullo sviluppo psico- fisico-spirituale della persona, sulla spiritualità e tradizione della famiglia redentorista. Ogni tanto seguiamo anche delle lezioni di canto e musica. Alle 12 ci riuniamo di nuovo in cappella per la preghiera di mezzogiorno, e alle 12.30 abbiamo il pranzo.
Dalle 14 sino alle 15.30 abbiamo il tempo per il lavoro manuale: dall’orto, al pollaio, ai lavori di carpenteria, ai lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria della casa. Personalmente sto trovando un piacere indescrivibile e un fortissimo insegnamento sapienziale da questi quotidiani lavori manuali; limitandomi nel riflettere sulle sole attività del pollaio e dell’orto, la loro cura mi sta insegnando sempre di più a saper attendere, a imparare a leggere i segni del tempo, a non pretendere nulla in cambio, al riconoscere che nonostante tutti gli sforzi che possiamo fare per essere autosufficienti, alla fin fine tutto quello che siamo e tutto quello che abbiamo è un dono di Dio.

Sono contento anche delle attività apostoliche che come novizi stiamo svolgendo. Oltre che partecipare alla messa domenicale nella parrocchia redentorista di Howick, due volte al mese andiamo in un villaggio zulù a 30 km da casa, dove celebriamo la messa in zulù e stiamo un po’ con loro, o facciamo una sorta di liturgia della parola (sempre in zulù) guidata da noi novizi. Lì, ho fatto la mia predica in inglese, con un bravo giovane che traduceva nella lingua locale per i presenti… Ah che bella emozione! Ah, quanto questa nostra Chiesa è universale!

Tirando le somme di questa mia prima metà di noviziato, non posso dire altro che sono contento! Il Signore mi sta concedendo di trovare una pace che da molto cercavo, una gioia segreta nell’anima.

Articolo tratto dal Bollettino della Provincia Romana, febbraio 2013
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Sud Africa 2013 = P. Scott (Sudafrica) e gli altri 5 novizi: Peter (Zambia), Kuda (Zimbabwe), Titus (Kenya), Cornelius (Kenya) e Lennon (Zimbabwe) insieme a Massimiliano Mura, il novizio italiano.