Redentoristi-Mondo Iraq 2010

Redentoristi in Iraq
2010 – Intervista all’arcivescovo Warda.

______________


Redentoristi in Iraq
2010  – Intervista all’Arcivescovo Bashar Matti Warda, C.Ss.R.
di Gary Ziuraitis, C.Ss.R.

L’Arcivescovo Bashar Matti Warda, C.Ss.R., dell’Iraq, è venuto a Roma per partecipare al Sinodo Straordinario dei Vescovi del Medio Oriente e ha anche partecipato ai festeggiamenti per l’Arcivescovo Tobin. Ci siamo seduti con l’Arcivescovo Bashar per una conversazione sulla sua vita e sul suo lavoro in Iraq. Una settimana dopo questa intervista, i terroristi hanno attaccato una Chiesa Cattolica di Rito Siriano a Bagdad con forti perdite di vita, incluso un sacerdote].

Qual’è la storia della sua vocazione?
– Sono entrato in seminario nel 1981. La nostra casa stava vicino ad esso e prima di entrarvi, stavamo sempre nei sui paraggi e i seminaristi ci insegnavano il catechismo. Li ammiravo veramente. La mia prima, vera, esperienza di una chiamata al sacerdozio è arrivata durante la guerra del 1991, la prima Guerra del Golfo. Allora stavo al mio primo anno di Teologia e c’erano bombardamenti ovunque.
Non avevamo niente da fare se non andare in chiesa e stare con i giovani. Le notti erano molto lunghe e dovevamo stare svegli per i bombardamenti. Stavamo sempre ammucchiati in gruppi di circa dodici giovani in spazi veramente limitati. Durante la notte i giovani facevano molte discussioni ed esprimevano preoccupazioni: mi chiedevano del Vangelo, dei Sacramenti, della Missione della Chiesa……. chiedevano, chiedevano e chiedevano.
Col passare dei giorni queste discussioni si sono approfondite sempre di più arrivando a chiedere della loro vocazione come laici. Allo stesso tempo, mi è stato chiesto della mia decisione di diventare sacerdote. Durante questi giorni mi sono reso conto che la mia chiamata era cresciuta e c’erano sempre gli esempi di Padre Vincent van Vossel, C.Ss.R., e degli altri Redentoristi che prestano servizio in Iraq.

Quali sono le condizioni attuali nella società e nella Chiesa irachena?
– Per quanto riguarda la società, essa varia da provincia a provincia nelle regioni del sud, dell’occidente, di Baghdad e Mossul. La parte nord del paese composta dalla regione del Kurdistan è quella più calma. Nel resto del paese la violenza non è come quella di due anni fa, ma il processo politico è molto difficile…
Ci sono 14 differenti denominazioni cristiane in Iraq. La maggior parte dei Cristiani Cattolici sono Caldei, ma abbiamo anche il Rito Latino, il Rito Siriaco, il rito Melchita e i Cattolici di rito Armeno. Nelle due vaste province di Baghdad e Mossul, dove c’erano la maggior parte dei Cristiani, due terzi dei Cristiani sono scappati da Baghdad e Mossul. Fortunatamente circa un terzo è emigrato verso le province del nord, ma un terzo di essi si sono persi completamente nel paese e probabilmente non torneranno più. Da una popolazione cristiana di 800.000 persone, che include tutte le denominazioni cristiane, ora noi siamo a circa 400.000 persone.

Quanti sacerdoti avete?
Abbiamo 10 sacerdoti attivi e 2 in pensione – per un totale di 12. La mia diocesi è quella di Erbil, situata nella parte nord della regione ed è molto sicura. Tuttavia abbiamo una pressione, a livello pastorale, di 4000 famiglie che sono fuggite dalla violenza di Baghdad e Mossul dove alcune chiese sono state chiuse. Ho dovuto costruire nuove chiese, e in tre anni ne ho fatte 2, ciascuna per 1000 persone. C’è un estremo bisogno.
Leggi tutto su SCALA Bollettino.

Iraq - L'Arcivescovo Bashar Matti Warda, redentorista, assicura che i cristiani per testimoniare la propria fede rischiano ogni giorno la propria vita. E il timore è cresciuto dopo il massacro avvenuto il 31 ottobre 2010 nella Chiesa di Rito Siriano di Nostra Signora della Salvezza. Allora un gruppo di terroristi legati ad Al Qaeda ha preso d'assalto la Chiesa, ed ha immediatamente ucciso i due sacerdoti che erano sull'altare, ed ha preso la congregazione in ostaggio. Le forze di sicurezza irachene hanno a loro volta assalito la Chiesa per liberare gli ostaggi, ma non prima che i terroristi suicidi facessero esplodere le loro vesti cariche di esplosivo e di bombe a frammentazione: 58 morti e 70 feriti.