Redentoristi nelle Filippine
2013 – “Vivere” nelle missioni all’estero.
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Redentoristi nelle Filippine
2013 – “Vivere” nelle missioni all’estero
da Danilo Agustin Jr., C.Ss.R.
Sono stato inviato come missionario in una terra straniera, credendo che Dio mi ha chiamato ad essere lì. In questo luogo non familiare mi sentivo inabile per l’ignoranza della lingua. All’inizio tutto fu così difficile da mettere in discussione il significato del mio soggiorno.
Ma il periodo di acclimatazione ha il suo tempo. In seguito sono diventato parte del luogo e della Comunità. Ho iniziato ad apprezzare la mia presenza lì quando ho stabilito familiarità e connessione con il luogo.
Il processo di apprendimento viene naturalmente a secondo del carattere dimostrato. Sebbene io non voglia negare di aver opposto resistenza, è stato difficile imparare ad essere dipendente di nuovo quando avevo lottato per essere indipendente.
Contare molto su me stesso: ero accecato dal desiderio di poter fare molto lavoro. Ma non è accaduto, per il molto tempo in cui mi sono trovato in silenzio, osservando ed imparando dagli altri. Allora una volta mi sono detto: “Se riesco a comunicare, potrà andare meglio.”
Ero come sopraffatto dal pensiero di rimanere come paralizzato: non avevo mai pensato che si rimaneva soli se non si poteva comunicare. Ma poi ho capito che la comunicazione non avviene solo esprimendosi o parlando, ma che l’ascolto è la maggior parte di essa. Anche il silenzio o un semplice gesto può comunicare molto meglio di ciò che si dice.
Ancora, c’è stato un momento quando mi sono chiesto: “Che cosa ho portato con me da condividere con la gente che incontrerò?” Ero bloccato dalla domanda. Non potevo rispondere con i miei successi accademici o con gli anni di formazione o con la conoscenza che ho avuto di Dio nei miei studi di teologia, perché le circostanze avevano sfrondato del tutto il mio orgoglio. Non potevo contare molto su me stesso… e se Dio non mi aiutava, a chi mi aggrappavo?. Nella mia debolezza Egli era diventato la mia forza.
Poi ho sentito una voce che mi chiedeva: “Chi sono io?” In religioso silenzio sono stato costretto a rendermi conto di chi ero io e cosa condividere e comunicare con la gente.
Cominciare a divertirsi!
Allora le cose andarono meglio. Ho iniziato a cantare e ballare con la gente, a bere con loro in alcune occasioni e a lavorare con entusiasmo insieme a loro.
Ora avevo ritrovato me stesso non solo nel comunicare ma anche nell’essere presente, nel vivere e viaggiare con la gente. Ora ero felice di vedere le cose in una luce nuova ed imparare dalle storie della gente.
Ancora c’era molto da scoprire ed ho scelto di viaggiare di più per scoprire di più. Sono andato in luoghi dove sono rimasto incantato dalla loro bellezza e nei miei viaggi ho incontrato non solo volti ma amici.
Una cosa è certa: era un privilegio scoprire la presenza di Dio nella bontà della sua gente e nella bellezza della sua creazione.
(traduzione dall’inglese: P. Salvatore Brugnano)
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