Redentoristi in Burkina Faso
2013 – Impegnati a vivere l’Anno della Fede.
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Redentoristi in Burkina Faso
2013 – Impegnati a vivere l’Anno della Fede
di P. Aristide Gnada Boukari missionario redentorista
Vorrei ringraziare i responsabili di questa rivista per la possibilità che mi danno di riflettere con voi lettori sull’Anno della Fede nel mio paese, il Burkina Faso.
La popolazione del Burkina Faso è stimata in 17 milioni di abitanti. La sua evangelizzazione ebbe inizio nel 1900, con i Missionari d’Africa. Oggi, ci sono 15 diocesi con circa il 20% di cattolici, e questo è motivo di ringraziamento al Signore, ma anche d’impegno per l’annuncio del Vangelo.
l Redentoristi, arrivati in Burkina Faso nel 1946, si sono impegnati per i poveri sul piano sociale, con l’aiuto delle loro diocesi. Senza trascurare quest’impegno sociale, i Redentoristi, oggi in maggioranza africana, continuano ad annunciare il vangelo in quattro località (la capitale Ouagadougou, Fada N’Gourma, Tibga e Kantchari). Sostenuti dalla preghiera delle Redentoriste di Diabo e Kiri , e in collaborazione con altri, cercano di far conoscere Cristo e fortificare la fede dei fedeli. Essi vedono cattolici che si allontanano dalla Chiesa: quest’Anno della Fede sia occasione per tornare alle fonti della fede cristiana e per riconoscere il Dio rivelato da Cristo.
Vivere quest’Anno consisterebbe, dunque, in un alzarsi per rispondere, come il cieco Bartimeo (cfr. Mc 10, 49), a Cristo che ci chiama ad entrare nella sua luce e ad essere araldi del Vangelo. Ma per questo, occorre un desiderio profondo: Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me! (Mc 10,47-48).
Benedetto XVI ha aperto quest’Anno della Fede mentre i vescovi erano riuniti in Sinodo per riflettere sulla Nuova Evangelizzazione. Alla luce di questa coincidenza, posso dire che solo un rinnovamento della Chiesa può sostenere questa Evangelizzazione di fronte alla crisi della fede, che imperversa nel mondo.
Questa crisi riguarda anche il Burkina Faso, considerando che alcuni cedono al richiamo delle sette e altri continuano a credere nelle religioni tradizionali, praticando sacrifici di animali o d’altro.
Quest’Anno della Fede cade anche nel cinquantesimo dal Concilio Vaticano Il , tutto teso al rinnovamento interiore della Chiesa, e nel ventesimo anno del Catechismo della Chiesa Cattolica, proposto come guida dell’evangelizzazione. Considerando anche queste coincidenze, posso dire che quest’Anno va letto come interpellanza ai cristiani burkinabè: entrare in se stessi per rendere possibile il rinnovamento della fede e prendere coscienza che la testimonianza di carità fraterna è la via per eccellenza d’ogni evangelizzazione.
In Burkina Faso, dove la pratica della fede rischia di limitarsi solo alla dimensione sociale e alle osservanze dei precetti ecclesiali , quest’Anno ci è dato per ravvivare la nostra relazione con Dio, così da potere affrontare con serenità e fiducia le situazioni difficili della vita . Ad ogni cristiano burkinabè è data l’occasione d’affermare fin da ora come san Paolo: so infatti a chi ho creduto (2Tm 1, 12). Questo suppone un incontro personale con Cristo, fondamento dell’impegno cristiano nel mondo.
Di qui l’importanza dell’educazione cristiana da riscoprire in quest’Anno del la Fede e da assumere nel suo triplice senso: trasmissione dei valori, costruzione della personalità e formazione dell’interiorità.
Mi auguro che quest’Anno sia, per la Chiesa in Burkina Faso, momento di ricerca dei metodi adeguati per l’educazione dei fedeli, affinché partecipino alla costruzione di un mondo d’amore, di pace e di giustizia.
(da “In cammino con San Gerardo”, 2013 n.2, pp.34-35).