41. Quel che si semina in debolezza.
Si semina umiliato, e risorge glorioso. Si semina fragile e risorge potente.
È una difficoltà, non un dubbio,
Signore,
se mi chiedo:
«Come risuscitano i morti?
Con quale corpo si presenteranno?»
So abbastanza bene
che quanto semino
se prima non muore…
E quello che si interra
non è il corpo che nascerà
ma un semplice chicco, mettiamo;
di grano,
e tuo Padre lo rivestirà di un corpo,
come ha stabilito;
un corpo proprio
per ogni specie di seme.
Vi sono corpi celesti e terrestri;
una cosa è lo splendore degli uni,
un’altra è quella degli altri.
C’è una luminosità propria del sole
e un’altra, diversa, della luna,
un’altra delle stelle;
e ogni stella brilla a modo suo.
Stessa cosa è, mi hai assicurato,
per la risurrezione dei morti.
Ciò che si sotterra marcisce,
ciò che risorge è incorruttibile.
Si semina umiliato,
e risorge glorioso.
Si semina fragile e risorge potente.
Si sotterra cadavere
e risorge corpo spirituale.
Terrestre era il primo uomo, Adamo,
il secondo Uomo,
tu, Signore mio e Salvatore,
sei celeste.
Credo fermamente che come
abbiamo portato l’immagine
dell’uomo della terra,
porteremo anche la tua,
immagine dell’uomo del cielo.
(Prima Lettera ai Corinzi, cap. 15, 35-49)
Il seme di grazia «seminato in debolezza», sta già germinando nei nostri cuori; dobbiamo solamente aspettare ed esso spunterà «in potenza» da una terra nuova.
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Paul Hilsdale
Nel Signore Gesù – Preghiere dalle lettere di Paolo
ed. 2004
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