29 marzo – Quar.37 – L’osservanza della parola.
Mia porzione, o Signore, è l’osservanza della tua parola (Salmo 119, 57).
• Mia porzione, Signore, è l’osservanza della tua parola…
Ho pensato alle tue vie, ho rivolto i miei passi verso i tuoi insegnamenti. Mi affretto senza indugiare per osservare i tuoi comandamenti.
In eterno, Signore, rimarrà la tua parola, stabile come il cielo. Di generazione in generazione la tua fedeltà… Se la tua legge non fosse la mia delizia, di certo io sarei perito nella mia tribolazione. Non dimenticherò in eterno i tuoi precetti, perché per essi tu mi ravvivi. Io sono tuo, salvami perché ho ricevuto i tuoi precetti.
Penetrare le tue parole apporta luce, rende intelligenti i semplici. Apro la bocca e sospiro per il desiderio dei tuoi comandamenti.
(Salmo 119, 57‑60.89‑94.130‑131).
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• Mio Signore e mio Dio… non è con la bocca soltanto, ma dal fondo del cuore che io voglio fare la tua volontà, l’intera tua volontà, la sola tua volontà, la tua volontà e non la mia; fammela conoscere, mio Dio, e fammela fare.
Dammi la fede e l’obbedienza di Abramo; fammi ascoltare la tua voce. La tua voce interiore, la voce di coloro attraverso i quali tu mi parli.
Dammi la fede, mio Dio. E dammi l’obbedienza… che sacrifica i più cari affetti del cuore e le persuasioni più salde dello spirito per aderire unicamente alla tua santa e benedetta volontà. Mio Dio, io te lo chiedo con tutto il cuore, per mezzo di nostro Signore Gesù Cristo.
(C. De Foucauld, Meditazioni sull’A.T., Op. sp. p63).
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• O obbedienza dilettevole, obbedienza piacevole! Obbedienza soave, illuminante perché togli le tenebre dell’amor proprio.
Tu vivifichi l’anima che ti ha eletta per sposa, dandole la vita della grazia, distruggendo in lei la morte della volontà propria che dà guerra e morte all’anima.
Tu sei benigna e pietosa: con benignità e mansuetudine porti ogni grande peso perché sei accompagnata dalla fortezza e dalla vera pazienza.
Tu sei coronata dalla perseveranza perché non vieni meno per i grandi pesi che ti vengono imposti, ma col lume della fede ogni cosa porti.
Tu sei così legata con l’umiltà che nessuna creatura può togliere questa virtù dall’anima che ti possiede.
Il bene dell’obbedienza si conosce in te, o Verbo, che ce ne insegnasti la via facendoti obbediente fino all’obbrobriosa morte della croce. Nella tua obbedienza, che è la chiave che disserrò il cielo, è fondata l’obbedienza nostra.
(Cf S. Caterina da Siena, Dialogo 163, p 484‑5)
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da “Intimità divina”
Roma 1992