29 febbraio – Quar.8 – Il peccato.
Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; secondo la tua grande benignità cancella le mie colpe (Salmo 51, 3).
• O mio Dio e mia vera Fortezza, donde viene che, codardi in tutto, siamo poi si arditi nell’offenderti? Ecco a che servono le energie dei figli di Adamo! Se la ragione non fosse così cieca comprenderebbero che tutte le forze degli uomini sarebbero ancora insufficienti a dar ardire di prendere le armi contro il loro Creatore e continuare la guerra contro Colui che in un solo istante ‑può precipitarli tutti negli abissi.
Ma poiché in essi la ragione è cieca, vanno come pazzi incontro alla morte, immaginandosi di trovare la vita…
O inaccessibile Sapienza! Occorre tutto l’affetto di cui tu ami le creature tue per sopportare tanta pazzia, per aspettare la nostra guarigione e lavorare a procurarcela con ogni sorta di mezzi e di rimedi.
Ecco un fatto che mi stupisce. Non si ha coraggio di superare nemmeno una leggera difficoltà; ci si crede incapaci, malgrado ogni nostra buona volontà, di liberarci da un’occasione e di sottrarci ad un pericolo in cui l’anima si rovina, eppure si ha il coraggio e l’ardire di levarci contro una Maestà così grande come la tua. Cos’è questo, mio Bene? Cos’è? Chi c’infonde tanto ardire?
(S. Teresa di Gesù, Esclarnazíoni 12, 1‑2).
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• Angusta è la casa dell’anima mia, perché tu possa entrarvi: allargala tu. È tutta una rovina: riparala tu. Ha cose che offendono i tuoi occhi: lo So e lo confesso. Ma chi la purificherà? A chi griderò se non a te: mondami, o Signore, dai peccati che mi sono nascosti, e tieni lontano il tuo servo dai peccati altrui?
Credo e perciò parlo. Signore, tu lo sai: non ti ho già confessato i miei peccati, Dio mio, e tu non hai già perdonato l’empietà del mio cuore? Non disputo con te che sei la verità, né voglio ingannare me stesso nel timore che la mia iniquità si inganili. Quindi non disputo con te, poiché se ti porrai a considerare le colpe, Signore, Signore, chi potrà reggere?
Eppure lascia che io parli davanti alla tua misericordia, io, terra e cenere; eppure lascia che io parli perché, ecco, è alla tua misericordia che io parlo e non a un uomo che si ride di me… Ti volgerai e avrai misericordia di me.
(S. Agostino, Confessioni 1, 5, 6; 6, 7).
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da “Intimità divina”
Roma 1992