10 febbraio = Il sacerdozio dei fedeli.
O Gesù, che ci hai costituiti sacerdoti per il Padre tuo, a te sia la gloria e la potenza nei secoli! (Ap 1, 6).
• È nostro dovere e fonte di salvezza rendere sempre e ovunque grazie a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore.
Mirabile è l’opera da lui compiuta nel mistero pasquale: dal peccato e dalla schiavitù della morte ci ha chiamati alla gloria di proclamarci stirpe eletta, regale sacerdozio, gente santa, popolo di sua conquista, e di annunziare al mondo la tua potenza, o Padre, che dalle tenebre ci hai chiamati allo splendore della tua luce.
(Messale Romano, Prefatio domeniche tra l’anno 1).
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• Mistero inaudito del sacerdozio cristiano: l’uomo è insieme vittima e sacerdote di se stesso. Non devo più cercare fuori di me ciò che desidero immolarti, o Signore, poiché porto con me e in me quello che per il mio bene voglio sacrificarti. Sacrificio straordinario, in cui il corpo è offerto senza essere distrutto, e il sangue dato senza essere sparso.
Questo sacrificio è conforme al tuo, o Cristo, che, pur vivendo, hai immolato il tuo corpo per la vita del mondo: hai fatto del tuo corpo una vittima vivente, poiché, sebbene ucciso, tu vivi.
Che io dunque non mi rifiuti di essere il sacrificio di Dio e il suo sacerdote. Ma indossi la veste della santità, mi cinga con la cintura della castità; e tu, o Cristo, sii come un velo sul mio capo, la tua croce rimanga come una protezione sulla mia fronte.
Che io faccia sempre bruciare come un profumo l’incenso della preghiera, impugni la spada dello Spirito e renda il mio cuore un altare; così nella sicurezza che mi dà la tua protezione, o Signore, io possa condurre il mio corpo al sacrificio.
Tu, o Dio, vuoi la fede, non la morte; hai sete dell’intenzione, non del sangue; ti lasci placare dalla volontà, non dal sacrificio della vita. Così hai fatto col santo patriarca Abramo quando gli comandasti di offrire il figlio, ma non gli permettesti di ucciderlo…
Il mio corpo è immolato, nello stesso tempo vive ogni volta che, facendo morire i vizi, sacrifico a te, o Dio, la mia vita per mezzo della virtù.
(Cf S. Pier Crisologo, Sermo 108).
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da “Intimità divina”
Roma 1992