5 novembre = Io ho vinto il mondo
O Signore, che mi hai amato e mi hai dato una speranza felice, conforta e consolida il mio cuore in ogni opera e parola di bene (2 Ts 2, 16-17).
• O Cristo io penso al tuo regno, di cui non sono degno. Non desidero altro che la tua volontà. Fa’ di me ciò che tu vuoi, ma un giorno mostrami apertamente il tuo volto, o tu, il solo amato!…
Che io mi senta impregnato dell’ottimismo cristiano, testimonianza della più indefettibile fede nella tua vittoria, o Cristo. O Cristo, io posso soffrire nel mio corpo e nella mia anima, ma questo non importa perché tu sei glorioso. Chi potrà impedire che tu sia il risuscitato? Qual è il male che non possa essere vinto? Qual è la tristezza che non sia superata dalla gioia?
Si tratta della mia gioia! Io non vivo più: la mia gioia, o Cristo, è la tua, o figlio di Dio vincitore per mezzo della tua croce. Non voglio farti il torto di lasciarmi scoraggiare; sarebbe come se ti confessassi vinto, come se cercassi fuori di te la vittoria.
O Cristo, anche se tutto mi avesse abbandonato e se sembrasse che tu stesso non mi rispondessi più, che io sappia almeno che tu mi darai ancora la fede di gridare che tu solo sei il Maestro, il solo Signore, il solo Altissimo, Gesù Cristo, Dio eternamente vincitore, e che in te io sono in ogni momento sicuro della mia vittoria.
P. Lyonnet, Scritti spirituali p 148‑9
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• O passione di Cristo nella luce dell’interminabile eternità! … O Gesù Crocifisso, fa’ che la vita che ancora mi resta da vivere quaggiù sia sempre più vivificata ai piedi della tua croce, innaffiata dal tuo preziosissimo Sangue e dalle lacrime amarissime dell’Addolorata, madre tua e madre mia…
Davanti a te, o Signore, io sono peccatore e polvere: vivo per la tua misericordia, a cui tutto debbo e dalla quale tutto aspetto; a te mi sottometto anche nel lasciarmi tutto trasformare dai tuoi dolori e dalle tue sofferenze, in pienissimo abbandono di assoluta obbedienza e di conformità alla tua volontà.
Ora più che mai, e finché vivrò, e in tutte le cose, obbedienza e pace. Ti chiedo la disposizione completa a vivere e a morire, come san Pietro e come san Paolo, e a tutto incontrare, anche catene, sofferenze, anatema e martirio, per la santa Chiesa e per tutte le anime da te redente.
Sento la gravità del mio impegno e tremo, conoscendomi debole e labile. Ma confido in te, Cristo crocifisso, e nella Madre tua, e guardo all’eternità.
Giovanni XXIII, Il giornale dell’anima 1961, p 360‑1
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da “Intimità divina”
Roma 1992