Preghiere 288

14 ottobre = Vendi quello che hai e seguimi – 28^ dom TO
Insegnaci, Signore, a contare i nostri giorni, così giungeremo… alla sapienza (Salmo 90, 12).

•  È vero, Signore: le ricchezze di per sé non sono cattive; sono quelli che le posseggono a dover essere criticati. Quelle infatti non sono destinate ad essere possedute, bensì usate secondo le necessità… Perciò sarà difficile per coloro che se le accaparrano, entrare nel regno di Dio. Qui difficile sta per impossibile.
(Teofilatto di Bulgaria).

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• Ti pregai, o Signore, e mi elargisti la sapienza; ti implorai, e scese su di me lo spirito della sapienza. Lo preferii a scettri e a troni; stimai un nulla la ricchezza a suo `confronto; non la paragonai neppure con una gemma inestimabile, perché tutto l’oro di fronte ad essa è un po’ di sabbia, come fango si stima di fronte ad essa l’argento. L’amai più della salute e della bellezza fisica; preferii possederla al posto della luce, perché da essa promana uno splendore intramontabile.
Insieme con essa tu mi hai dato tutti i beni, o Signore; nelle sue mani c’è una ricchezza incalcolabile… Essa è un tesoro inesauribile per noi uomini; quanti se lo sono procurato hanno stabilito amicizia con te e sono divenuti a te graditi.
(Sapienza 7, 7‑11 . 14)

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• È un nulla quello che facciamo o possiamo fare per te, Dio mio, che ti degni comunicarti con un verme! E se un tanto bene possiamo sperarlo fin da questa vita, che facciamo,… in che ci fermiamo?
Che cos’è che ci distrae dal cercarti, o Signore, come la sposa per le vie e per le piazze? Ah, che tutto è illusione nel mondo se non ci aiuta a fare questo! Anche se i suoi piaceri, ricchezze e godimenti durassero per sempre, e fossero tanto numerosi da superare ogni immaginazione, non sarebbero che sterco e schifezza, paragonati ai tesori che si hanno a godere senza fine.
Eppure, nemmeno questi possono reggere al paragone di possedere te, Signore di tutti i tesori del cielo e della terra.
Oh, cecità umana! E fino a quando, fino a quando terremo gli occhi impiastricciati di terra?…
Insegnaci, Signore, a servirci dei nostri difetti almeno per approfondire la nostra miseria ed averne miglior vista, come dal fango il cieco nato, guarito da te.
Fa’ che vedendoci tanto imperfetti, intensifichiamo la preghiera per ottenere che dalle nostre miserie tu abbia a ricavare del bene, onde contentarti in ogni cosa.
(S. Teresa di Gesù, Mansioni VI, 4, 10‑11)

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da “Intimità divina”
Roma 1992

I veri amanti di Dio dicono: Gesù mio tu solo mi basti, e così restano contenti. La nostra sollecitudine non sia per le ricchezze terrene, ma per quelle del Paradiso, che sono immensamente più grandi, e sono eterne (S.Alfonso).