30 maggio – La povertà volontaria
O Signore, che da ricco ti sei fatto povero, fa’ che la tua povertà sia la mia ricchezza (2 Cor 8, 9).
• La povertà è un bene che racchiude in sé ogni bene, conferisce un dominio universale e ci rende padroni di tutti i beni della terra, perché ce li fa disprezzare. Che m’importa, infatti, dei re e dei signori, se non so che farmi delle loro ricchezze, se per contentarli mi può avvenire di offendere, anche in poco, te, o mio Dio? E che m’interessano i loro onori, se sono convinta che il più grande onore per un povero sia d’essere tale veramente?
La vera povertà, quella che si abbraccia per amor tuo, o Signore, porta con sé un’onorabilità così grande che s’impone a tutti perché non si cura d’altro che di piacere a te…
La santa povertà sia la nostra insegna… O Signore, fa’ che la povertà sia il motto della nostra bandiera e che l’osserviamo dovunque: nella casa, nelle vesti, nelle parole e molto più nel pensiero…
O Re nostro, fa’ che ti imitiamo almeno in qualche cosa; tu non avesti per casa che la capanna di Betlemme dove nascesti, e la croce su cui moristi. Non erano certo abitazioni da potervi stare con delizia!
(S. Teresa di Gesù, Cammino 2, 5‑9)
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• La povertà è il tesoro nascosto nel campo evangelico per comprare il quale sono da vendere tutte le cose. Chi vuole arrivare all’altezza della santa povertà rinunzi alla prudenza umana, si spropri di ogni possesso e nudo si offra nelle tue braccia, o Cristo Crocifisso.
Tu, o Signore, ti sei compiaciuto della povertà; ed io ritengo dignità regale ed insigne nobiltà il seguire te che, essendo ricco, ti sei fatto per noi bisognoso. Per il possesso di false ricchezze non voglio lasciare tale dignità regale che tu hai assunto per noi, per arricchirci della tua povertà e costituirci, veri poveri in spirito, quali re ed eredi del regno dei cieli.
(cf S. Francesco d’Assisi, Detti p 50‑1)
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da “Intimità divina”
Roma 1992