29 maggio – Lo spirito di povertà
O Signore, che io non mi affanni per i beni terreni, ma cerchi soprattutto il tuo regno (Lc 12, 22.31).
• O Signore, fammi trovare te, il vero povero… che da ricco quale eri ti sei fatto povero per mio amore… Ti contemplo nella tua ricchezza: tutto è stato fatto per mezzo tuo. Ti contemplo nella tua povertà: il Verbo si è fatto carne e abitò fra noi…
O povertà del mio Signore! Nasci in un misero tugurio, e avvolto in pannicelli vieni adagiato in una mangiatoia; poi tu, Signore del cielo e della terra, Creatore degli angeli, autore e ordinatore di tutte le cose visibili e invisibili, succhi il latte, vagisci, sei allevato, cresci, sopporti le debolezze dell’età, nascondi la tua maestà… O povertà! (Sr 14, 9).
• Non mi saziano i beni caduchi, o Dio mio, non mi saziano i beni temporali; dammi ciò che è eterno, concedimi qualche cosa di eterno. Dammi la tua Sapienza, dammi il tuo Verbo, Dio presso Dio, e te, Dio Padre e il Figlio e lo Spirito Santo.
Come un mendicante sto davanti alla tua porta: tu, o Signore che io invoco, non dormi… anzi sei desideroso di donare, ma non doni se non a colui che chiede, per non dare a chi non saprebbe ricevere… Dunque tu non dormi: fa’ che non dorma la mia fede. L’anima mia, desiderando di essere saziata da un qualche bene eccelso, ineffabile…, sentendosi impedita dalla pesantezza del corpo e comprendendo di non poter essere saziata in questa vita ti dice: … ho scoperto il bene che desidero, conosco ciò che può bastarmi, lo riconosco nel desiderio di Filippo: mostraci il Padre e ci basta… so ciò che desidero, ma quando sarò saziato? (In Ps 102, 10).
• O Signore, finché viviamo nel corpo siamo esuli lontani da te… Non ama la patria chi trova dolce l’esilio: io sento ormai la dolcezza della patria e l’amarezza dell’esilio… Qualunque cosa io abbia qui fuori di te, non mi è dolce. Non voglio nulla di quanto mi hai dato se non mi dai te stesso, datore di ogni cosa. Dalle tue orecchie non cada questa mia preghiera, ascolta la voce della mia supplica (In Ps 85, 11).
S. Agostino
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da “Intimità divina”
Roma 1992