15 gennaio = Ecco l’Agnello di Dio.
• Quanto sei buono, mio Signore Gesù, a voler portare questo nome di Agnello di Dio, il quale significa che tu sei vittima come l’agnello e dolce come l’agnello… e che tu appartieni a Dio, cioè che tutto quel che fai, lo fai per Dio!
Siamo anche noi vittime secondo il tuo esempio, o beneamato Gesù, vittime per il tuo amore, olocausti che ardono in tuo onore, per mezzo della mortificazione, della preghiera, effondendoci, nell’assoluta rinuncia a noi stessi, per te solo, dimenticandoci nel modo più radicale, e dedicando tutti i nostri istanti allo sforzo per esserti graditi il più possibile…
Dobbiamo essere, come te, « vittime per la redenzione di molti », unendo per la santificazione degli uomini le nostre preghiere alle tue, le nostre sofferenze alle tue, sprofondandoci secondo il tuo esempio nella mortificazione, per aiutarti efficacemente nella tua opera redentiva, poiché la sofferenza è la condizione sine qua non per fare il bene al prossimo: « Se il chicco di frumento non muore, non porta frutto » …
O Gesù, la tua prima parola ai discepoli ‘è: « Venite e vedete » , cioè: « seguite e guardate », cioè: « imitate e contemplate »… L’ultima è « Seguimi »… Come è tenera, dolce, salutare, amorevole questa parola! « Seguimi » cioè « imitami » ! … Che cosa c’è di più dolce a udirsi, per colui che ama? Cosa c’è di più salutare, dal momento che l’imitazione è così intimamente unita all’amore?
(C. De Foucauld, Meditazioni sul Vangelo, Op. sp. p 194. 201 .200).