9 maggio – Tempo Pasquale – La speranza di Maria
Salve Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza, speranza nostra, salve.
• O Maria, era così eccelsa la tua speranza che potevi ripetere con il santo re Davide: « pongo nel Signore il mio rifugio » (Sl 73, 28)…
Tu, interamente distaccata dagli affetti del mondo… non confidando in nulla nelle creature né nei tuoi meriti, ma tutta appoggiata alla divina grazia nella quale soltanto confidavi, avanzasti sempre nell’amore del tuo Dio…
È da te, o Maria, che dobbiamo imparare a confidare in Dio, principalmente per quanto riguarda la nostra salvezza eterna… diffidando affatto delle nostre forze, ma ripetendo: « tutto posso in Colui che mi dà forza » (FI 4, 13). Signora mia santissima, tu sei la Madre della santa speranza…
Quale altra speranza io dunque vado cercando?
E confido tanto che, se la mia salvezza stesse in mano mia, la metterei ugualmente nelle mani tue, giacché mi fido maggiormente della misericordia e protezione tua, che di tutte le mie opere. Madre e speranza mia, non mi abbandonare… Si scordino dunque tutti di me, ma non scordartene tu, o Madre di Dio onnipotente. Di’ a Dio ch’io son tuo figlio, digli che tu mi difendi e sarò salvo…
O Maria, io mi fido di te; in questa speranza vivo ed in questa voglio e spero di morire, ripetendo sempre: l’unica speranza mia è Gesù, e dopo Gesù Maria.
(S. Alfonso, Le glorie di Maria II, 3, 5, p 898‑901; I, 3, p 162‑3).
_______________
• O dolcissima Maria, mia somma speranza dopo Dio, parla tu in mio favore al diletto tuo Figlio, digli per me una parola efficace, difendi con dedizione la mia causa; impetrami, nella tua misericordia, ciò che bramo, poiché in te confido, o mia unica speranza dopo Cristo.
Mostrati a me madre benigna: fa’ che io sia ricevuta dal Signore nel sacro rifugio del suo amore, nella scuola dello Spirito Santo, perché tu come nessun altro puoi ottenermelo dal diletto tuo Figlio.
O Madre fedele, proteggi la figlia tua, affinché diventi frutto di amore sempre vivente, cresca in ogni santità e perseveri irrorata dalla grazia celeste.
(S. Geltrude, Esercizi 2, p 82).
_______________
da “Intimità divina”
Roma 1992