6 maggio – 5a dom Pasqua – La vite e i tralci
O Signore, che io rimanga in te e tu in me (Gv 15, 4)
• Signore, nell’intima unione di vita con Te ci è consentito chiedere ciò che il nostro cuore desidera.
Donaci la grazia e la forza di staccarci dagli errori e di camminare nella verità, per dare senso e speranza ai nostri giorni.
Sei la “vite vera” e noi, in te, tralci fecondi nella gioiosa fedeltà ai tuoi comandamenti. (Lucia Giallorenzo).
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• O Verità, tu affermi: Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla… Non dici: senza di me potete far poco, ma: senza di me non potete far nulla.
Fa’ che io creda che sia il poco sia il molto, non posso farlo senza di te, poiché senza di te non si può fare nulla. Infatti… se il tralcio non resterà unito alla vite e non trarrà alimento dalla radice, non potrà da se stesso produrre alcun frutto…
Rimanendo in te, che altro posso volere se non ciò che è conforme a te? Rimanendo in te che sei il Salvatore, che altro posso volere se non ciò che è orientato alla salvezza? Una cosa infatti voglio in quanto sono in te e un’altra cosa voglio in quanto sono ancora in questo mondo…
Le tue parole rimangono in me, quando faccio ciò che mi hai ordinato e desidero ciò che mi hai promesso; quando invece le tue parole rimangono nella memoria ma senza riflesso nella vita, allora il tralcio non fa più parte della vite, perché non attinge vita dalla radice.
(S. Agostino, In Io 81, 3‑4).
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da “Intimità divina”
Roma 1992